sabato 26 luglio 2014

Salute ed assistenza sanitaria



Sicuramente una delle cose che mi inquietava di più prima di venire in Polonia è come sarebbe stata l’assistenza sanitaria. Il contratto con la ditta mi prometteva un pacchetto di assistenza sanitaria, ma non sapevo esattamente cosa volesse dire.

In Polonia esistono due classi di assistenza sanitaria, pubblica e privata. Molte ditte, inclusa la mia, hanno delle convenzioni con dei fornitori di assistenza privata, i cosiddetti centri medici. E questo è uno dei privilegi più importanti di chi ha un lavoro rispetto a chi non ce l’ha. Alle fiere del lavoro, quando le ditte si presentano ai possibili futuri assunti, sottolineano sempre che tipo di pacchetto sanitario offrono.

Comarch ha una convenzione con iMed24, che fa parte dello stesso gruppo finanziario. Dal punto di vista pratico significa che posso fare visite specialistiche ed esami di laboratorio nel centro Medico iMed24, e ricevendo un rimborso completo o parziale. L’edificio è accanto alla ditta, il che mi fa anche risparmiare tempo. La gamma di servizi offerta è molto ampia e finora non sono dovuto andare da nessun’altra parte. In questo anno ho avuto ampia possibilità di testare l’assistenza medica offerta da questo centro e mi considero soddisfatto, sia dei servizi che dei costi.

Le farmacie polacche sono piccole, ma sono in genere in grado di fornire qualsiasi medicina nel giro di una giornata. Esiste anche un rimborso automatico sul costo delle medicine da parte del fondo sanitario nazionale, se nella ricetta è indicato il famoso PESEL. Questo codice identificativo è anche il presupposto per potere usufruire dell’assistenza sanitaria pubblica, che finora non ho avuto modo di provare. Non ha una buona reputazione, a causa soprattutto di una carenza di medici.

A parte le solite visite che devo fare, un problema aggiuntivo che ho in Polonia è la maggiore frequenza con cui mi si irrita la pelle. L’ho risolto usando acqua bollita per lavarmi la faccia. L’acqua del rubinetto naturalmente non la bevo, i negozi vendono infatti dei bottiglioni di acqua da 5 litri che sono onnipresenti in tutta l’Europa dell’est. Pare che la situazione sia migliorata negli ultimi tempi e alla radio ho sentito dire che nel frattempo l’acqua d’acquedotto dovrebbe essere potabile, ma non mi arrischio.

Altri problemi particolari di salute non ne ho avuti. A lungo termine è spiacevole il fatto che Cracovia sia una della città più inquinate d’Europa ( al terzo posto in Europa secondo questa indagine), a causa prevalentemente della posizione geografica.

lunedì 21 luglio 2014

Attenti al cane !



Ho appena finito di fare un giro della Polonia in macchina di due settimane. E’ stata un’esperienza nell’insieme positiva, oscurata in parte però da una negativa, che mi ha rovinato un paio di giornate.

Una delle mie tappe è stata la visita al museo “Olbrzym”, o “Riese”, nel comune di Walim. Si tratta di un immenso complesso di gallerie scavate dal Terzo Reich verso la fine della seconda guerra mondiale, tra il 1943 e il 1944.  Solo una piccola parte è stata scoperta e le ricerche continuano. Non si sa quale fosse lo scopo di questo complesso immenso, poiché tutti i documenti sono stati distrutti. Ma pare chiaro che avrebbero dovuto ospitare migliaia di persone, per cui una delle ipotesi è quella di un rifugio antiatomico in previsione del conflitto finale. Migliaia di prigionieri vi hanno perso la vita. Per maggiori informazioni leggere qui : http://en.wikipedia.org/wiki/Project_Riese

Nella zona di Walim/Gluszyca vi sono tre di questi musei, in ciascuno dei quali è possibile visitare alcune delle gallerie. Molte altre non sono aperte al pubblico. La visita è possibile solo con guida, dura un’ora e mezza e richiede un abbigliamento adeguato, poiché sottoterra fa freddo. Da quel che ho potuto riscontrare, le visite guidate sono solo in Polacco.

Dopo aver completato la visita al museo Włodarz, avevo bisogno di fare una visita al bagno. Entrambe le due toilette erano occupate, per cui ho pensato di cercare un luogo appartato. Non lo avessi mai fatto.

Attaccato al museo c’è un’area separata da una staccionata, dove penso tengano delle attrezzature. Là mi sono diretto, non facendo caso al cartello di “Wstęp zbroniony” (Accesso Vietato) – il cancello era aperto. Non appena sono entrato, un grosso cane feroce mi è saltato addosso, con il chiaro intento di mordermi. Per fortuna ho reagito molto velocemente e ho fatto una serie di balzi, andando fuori dalla portata della bestia, che era legata ad una catena.

A quel punto ho verificato che avevo perso una scarpa, mi ero fatto un lungo taglio al braccio di almeno 20 centimetri, e mi erano caduti occhiali e telefonino. Non si era rotto niente per fortuna. Il cane però mi bloccava l’uscita. Ho allora telefonato al museo che venisse qualcuno a liberarmi.

Quasi subito è venuto un uomo che tenendo a bada il cane mi ha permesso di uscire.  Mi ha chiesto bruscamente cosa facessi lì, trattandomi quasi come un ladro. Non sembrava interessargli che mi fossi ferito e che fossi in stato di shock. Per lo meno sono riuscito a farmi mostrare i documenti che attestavano che il cane era sano. L’uomo ha ammesso che il cane aveva già morso. Ho guardato comunque bene le mie gambe e non ho visto segni. Il vaccino del tetano so che lo avevo ripetuto tre anni fa.

Non c’era altro da fare, poiché era chiaro che il torto era mio. I cartelli “Wstęp zbroniony” e “Zły pies” (solo in polacco e piccoli) c’erano. Mi sembra comunque completamente irresponsabile tenere un cane così feroce vicino ad un un luogo pubblico, frequentato da bambini e da stranieri che non conoscono la lingua. Basta un attimo per sbagliarsi.

Sono tornato in albergo e per quel giorno non sono più uscito. Il giorno dopo ho ripreso il viaggio e dopo una settimana la ferita è guarita. Da parte mia un avvertimento: attenti ai cani in Polonia!