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"Nuovo capitalismo polacco" di Jane Hardy |
La realtà però è più complicata. Prima di tutto la privatizzazione delle aziende statali non è stata affatto esaustiva. Delle quindici aziende a maggiore fatturato in Polonia, quattordici sono ancora statali. Sono ad esempio nei settori del petrolio (Orlen, PGNiG, Lotos), minerario (KGHM Polska Miedź), assicurativo (PZU), bancario (PKO SA), energetico (PGE) o logistico (PKP). In Polonia l'opinione dominante è che aziende in settori strategici debbano restare in mano allo stato, altrimenti rischiano di finire in mano ad oligarchi che non creano nessun valore aggiunto, come ad esempio è successo in Russia, o in proprietà di capitale straniero. Sul fatto che queste aziende siano gestite bene dallo stato le opinioni sono discordanti.
Il "cambiamento" ha colpito in modo più radicale le aziende nel settore manifatturiero, come ad esempio la produzione di automobili ed elettrodomestici. Molte di queste aziende sono state svendute ad investitori stranieri, che le hanno smembrate tenendo solo i reparti più efficienti e liquidando gli altri. A volte l'unico scopo di questi acquisti era acquisire i beni immobili e la presenza nel paese, per poter produrre a basso costo. Il risultato di questo rimescolamento di carte è stata la creazione di un settore manifatturiero efficiente in Polonia, ma quasi completamente in mano a capitale straniero. I polacchi si sono dimostrati essere degli ottimi lavoratori rispetto ad altri paesi dell'Est Europeo, oltretutto perché la Polonia anche nel periodo comunista realizzava prodotti destinati a mercati occidentali.
Il cambiamento però ha causato alti costi sociali. Le garanzie del comunismo (casa, lavoro, assistenza sanitaria, istruzione, asili nido...) sono state in gran parte smantellate. La disoccupazione si è stabilizzata a livelli accettabili, ma bisogna tenere conto del fatto che tantissimi polacchi sono emigrati in Europa, approfittando dell'apertura delle frontiere. Quelli che sono rimasti a lavorare in Polonia nel privato spesso devono sopravvivere con 300 euro al mese, per cui se possono si trovano un secondo lavoro. Non dimentichiamo che la merce d'importazione costa qui lo stesso che nella zona Euro. I sindacati sono forti nelle aziende statali, ma non in quelle private, anzi, iscriversi a un sindacato nella pratica può portare al licenziamento.
La sensazione però è che le cose di anno in anno migliorino. Per quelli a cui non è consentito di dimenticare le code e le carenze dei tempi del comunismo, la presenza di numerosissimi centri commerciali con scaffali pieni di merci deve essere catartica, anche se non si hanno i soldi per comprarle. I finanziamenti dell'Unione Europea hanno portato migliori infrastrutture, come ad esempio nuove strade, aeroporti. collegamenti ferroviari, acquedotti, piste ciclabili, ospedali, edifici universitari... Vi sono degli imprenditori locali, che però sono in una lotta impari con le multinazionali, che godono persino di migliori esenzioni fiscali dallo stato polacco. La costante presenza dello spauracchio russo fa sì che altri temi passino in secondo piano e che quindi
nessun paese più della Polonia creda nella strada del neoliberalismo.
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