martedì 27 maggio 2014

La mia bici

Il dilemma : dalla cantina le ruberanno, sul balcone arruginiranno.


Ho accennato che non ho la macchina. Però ho la bici. E Cracovia è una città ideale per andare in bici, poiché ci sono molte piste ciclabili.

Ho comprato una bici usata da un signore che abitava vicino al mio appartamento e stava per traslocare e andare via da Cracovia. L'offerta di vendita l'avevo trovata su Gumtree, il più grosso servizio di annunci online in Polonia. E' stata una delle prime cose che ho fatto nella mia nuova patria di adozione e mi ha fatto sentire fiero di essere riuscito a organizzare l'appuntamento e concludere l'affare sempre parlando in polacco. Inoltre ero contento che da quel giorno avrei potuto recarmi quotidianamente al lavoro in bicicletta.

Avevo una gran voglia di andare in bici, quindi l'ho comprata anche se qualche marcia non andava. Almeno trattando ero riuscito ad abbassare un po’ il prezzo. Ma dopo l'acquisto mi convinsi di essermi preso una fregatura, poiché ho trovato altri difetti nel mezzo. Pur non avendo un particolare talento nell'aggiustare le cose, sono comunque riuscito a renderla utilizzabile.

Solo quando si è rotta la catena mi sono deciso a portare la bici in officina. I costi di riparazione si sono rivelati molto più bassi di quello che mi aspettavo. D'altra parte in Polonia i prezzi di qualsiasi tipo di veicolo sono più alti, in compenso i costi di manutenzione sono più bassi. In Germania non varrebbe la pena fare aggiustare una bici vecchia, meglio comprarne direttamente una nuova.

Bisogna anche fare attenzione, perché a Cracovia di bici ne rubano tante. Un collega mi ha detto che in totale finora gli hanno rubato quattro bici. La mia la lascio per parecchie ore nella piazza davanti all'edificio dove lavoro, quindi è una buona cosa che non abbia l'aspetto troppo "nuovo". Di notte la metto nel balcone del mio appartamento, che si trova al terzo piano.

Adesso mi devo solo ricordare di pompare le gomme e posso andare al lavoro in bici ogni giorno. Ho già fatto anche un paio di escursioni per la città nei fine settimana, salvando il percorso sul telefonino e pubblicandolo poi su Traseo - un sito che condivide itinerari cicloturistici.

Il mio mezzo di locomozione principale ora è la bici e non più l'auto - mi sembra di essere tornato adolescente.

martedì 20 maggio 2014

Burocrazia



Anche se esiste l’Unione Europea, quando ci si sposta in un altro paese bisogna comunque sbrigare parecchie pratiche burocratiche. Il primo passo per me fu l’apertura di un conto bancario in Polonia, senza il quale sarebbe stato un problema ricevere lo stipendio. Ho potuto farlo in una banca internazionale anche senza possedere l’identificativo PESEL, benché in Polonia questa sia una procedura non standard.

Il PESEL l’ho ricevuto dopo un mese e mezzo, attraverso il mio datore di lavoro. Si tratta di un numero identificativo, simile al codice fiscale, che è necessario per molte pratiche in Polonia. La ditta mi ha anche registrato allo ZUS (Zakład Ubezpieczeń Społecznych), ente responsabile per le pensioni e per la sanità.

Il PESEL serve ad esempio per registrare la propria residenza in Polonia, che va effettuato di persona nell’ufficio stranieri. Per questo bisogna compilare un modulo e portare alcuni documenti, tra cui il  certificato di assunzione.

La registrazione di residenza nel paese a sua volta serve per registrare il luogo di residenza. Per questo serve inoltre il contratto di affitto. La domanda va fatta di persona all’ufficio comunale. La registrazione del luogo di residenza è necessaria per la dichiarazione dei redditi e per farsi schedare al consolato.

La dichiarazione dei redditi in Polonia va fatta assolutamente entro la fine di Aprile, altrimenti si rischiano multe. Come dipendente ho dovuto semplicemente trasferire i dati dal modulo PIT-11, che ho ricevuto dalla ditta, al modulo PIT-37, che ho portato all’ufficio delle imposte. Ho registrato il luogo di residenza e mi sono fatto dare il certificato di residenza fiscale, che dovrò mandare in Germania – per non dovere pagare le tasse anche là.

In generale girare per uffici in Polonia non è stato così terribile. Non ho trovato lunghe code, i consolati e gli uffici stranieri erano addirittura quasi vuoti – del resto, in Polonia di stranieri ce ne sono pochi. La maggioranza dei Polacchi non si rende conto che per uno straniero queste pratiche sono obbligatorie e addirittura possono suggerirvi di non registrare la residenza – associano questo obbligo con il regime comunista. E’ vero inoltre che gli impiegati degli uffici pubblici non erano straordinariamente amichevoli, ma il loro lavoro lo hanno fatto abbastanza velocemente.





domenica 11 maggio 2014

Qualche parola sulla Comarch



Vale la pena scrivere un paio di parole sulla ditta per cui lavoro. La Comarch è stata fondata dal professor Janusz Filipiak con i suoi studenti nel 1993 a Cracovia. Oggi è diventata una delle due più grandi ditte nel settore informatico in Polonia (l’altra è l’Asseco) ed è fra le cento  maggiori ditte in Europa nel settore informatico. Ha circa 4000 dipendenti.

Ha realizzato numerosi sistemi informatici in Polonia e quasi la metà delle entrate della ditta, ancora adesso, sono realizzate nel paese di origine. La Comarch è presente nel settore della finanza, dell’amministrazione pubblica, della salute, della telecomunicazione ed altri. Ha una linea di prodotti che sono in continuo sviluppo e vengono adattati alle esigenze di ciascun cliente.

Da qualche anno la Comarch è entrata nel mercato tedesco, grazie all’acquisto della ditta Soft-M. Da allora ne ho spesso sentito parlare, leggendo il settimanale Computerwoche, che in Germania è una lettura quasi obbligatoria per chi si occupa di informatica.

Visitai lo stand della Comarch al Cebit, la più grossa fiera dell’informatica in Europa, ad Hannover, nel 2013. Allora ebbi la possibilità di provare la soluzione CRM della ditta, che mi sembrò molto innovativa. Alla fiera allora erano state invitate circa 200 ditte polacche, poiché il tema principale era la cooperazione tra la Germania e la Polonia. Anche la Frau Merkel visitò quello stand, ma in un altro orario – venni a sapere della visita solo dopo qualche giorno, dal sito della fiera.

Ora mi occupo del settore bancario e mi sono reso conto che esiste una forte domanda dei prodotti della Comarch sul mercato internazionale. L’impegno maggiore sarà nell’adattamento di essi a tutte le esigenze dei clienti occidentali e nell’assunzione continua di personale informatico – compito non semplice oggigiorno in Polonia, poiché sempre più spesso sono i lavoratori a scegliere la ditta e non il contrario.


giovedì 1 maggio 2014

Perché parlare in polacco ?


Quando emigrai in Germania ero convinto che la mia conoscenza del tedesco fosse molto buona e che non avrei avuto bisogno di approfondire ulteriormente la lingua. I test di grammatica del Goethe Institut li facevo tutti giusti e conversavo con facilità con i turisti tedeschi. Però il lavoro è tutta un’altra cosa, bisogna risolvere problemi tecnici, comprendere le esigenze del cliente e preparare vari tipi di documenti.

Durante tutta la mia carriera in Germania ho lavorato come consulente in piccole aziende tedesche per clienti tedeschi. Era un tipo di lavoro che richiedeva una buona conoscenza della lingua. Durante i miei primi mesi della mia permanenza in Germania ho avuto molte difficoltà con la lingua, ma dopo qualche anno ero in grado di cavarmela quasi come un tedesco nativo, per lo meno nelle questioni di lavoro.

Grazie alla mia esperienza in Germania mi era chiaro che all’inizio non mi sarebbe stato facile conversare in Polacco, anche se la lingua l’avevo studiata già per qualche anno. Poiché però mi aspettavano progetti internazionali,  sapevo che la conoscenza del polacco non sarebbe stata una condizione indispensabile e pensavo che, almeno all’inizio, avrei parlato prevalentemente in inglese.

In Polonia però, già sin dal primo giorno, mi risultò evidente che invece avrei dovuto parlare in polacco. Non mi sarebbe piaciuto se i colleghi avessero parlato tra di loro in polacco e solo con me in inglese, poiché ciò avrebbe significato che a molte conversazioni non avrei partecipato. I primi mesi sono stati piuttosto difficili, ma di giorno in giorno notavo miglioramenti e mi davo coraggio, pensando che la stessa esperienza l’avevo già fatta una volta in Germania. Adesso capisco quasi tutto e sempre più spesso sono in grado di comunicare esattamente quello che ho in testa. Persino i rapporti delle mie trasferte li scrivo in polacco.


Un'altra cosa che avevo notato in Germania è che quelli che non riescono o non vogliono imparare il tedesco sicuramente riescono a lavorare, ma devono rinunciare a molte prospettive di carriera e in generale non resistono più di due o tre anni nel paese. D’altra parte io stesso, se non parlassi in polacco sul lavoro e fuori dal lavoro, prima o poi finirei per chiedermi: in Polonia che ci sto a fare?