Anche se esiste l’Unione Europea, quando ci si sposta in un altro paese bisogna comunque sbrigare parecchie pratiche burocratiche. Il primo passo per me fu l’apertura di un conto bancario in Polonia, senza il quale sarebbe stato un problema ricevere lo stipendio. Ho potuto farlo in una banca internazionale anche senza possedere l’identificativo PESEL, benché in Polonia questa sia una procedura non standard.
Il PESEL l’ho ricevuto dopo un mese e mezzo, attraverso il mio datore di lavoro. Si tratta di un numero identificativo, simile al codice fiscale, che è necessario per molte pratiche in Polonia. La ditta mi ha anche registrato allo ZUS (Zakład Ubezpieczeń Społecznych), ente responsabile per le pensioni e per la sanità.
Il PESEL serve ad esempio per registrare la propria residenza in Polonia, che va effettuato di persona nell’ufficio stranieri. Per questo bisogna compilare un modulo e portare alcuni documenti, tra cui il certificato di assunzione.
La registrazione di residenza nel paese a sua volta serve per registrare il luogo di residenza. Per questo serve inoltre il contratto di affitto. La domanda va fatta di persona all’ufficio comunale. La registrazione del luogo di residenza è necessaria per la dichiarazione dei redditi e per farsi schedare al consolato.
La dichiarazione dei redditi in Polonia va fatta assolutamente entro la fine di Aprile, altrimenti si rischiano multe. Come dipendente ho dovuto semplicemente trasferire i dati dal modulo PIT-11, che ho ricevuto dalla ditta, al modulo PIT-37, che ho portato all’ufficio delle imposte. Ho registrato il luogo di residenza e mi sono fatto dare il certificato di residenza fiscale, che dovrò mandare in Germania – per non dovere pagare le tasse anche là.
In generale girare per uffici in Polonia non è stato così terribile. Non ho trovato lunghe code, i consolati e gli uffici stranieri erano addirittura quasi vuoti – del resto, in Polonia di stranieri ce ne sono pochi. La maggioranza dei Polacchi non si rende conto che per uno straniero queste pratiche sono obbligatorie e addirittura possono suggerirvi di non registrare la residenza – associano questo obbligo con il regime comunista. E’ vero inoltre che gli impiegati degli uffici pubblici non erano straordinariamente amichevoli, ma il loro lavoro lo hanno fatto abbastanza velocemente.
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