sabato 30 maggio 2015

La libertà non serve a niente...


La libertà non serve a niente....
Quando c'era il comunismo avevi i soldi, ma non c'era niente da comprare.
In democrazia gli scaffali dei negozi sono pieni di roba, ma non hai i soldi per comprarla.
Un argomento con cui inevitabilmente si entra in contatto stando in Polonia o in un paese dell'Est è il periodo comunista. Tanti comportamenti, tante idee preconcette sono impossibili da comprendere  se non si è coscienti dell'eredità pesante lasciata da questo periodo. I polacchi non aiutano molto a capire come funzionava quel regime perché, a differenza ad esempio dei russi, tendono a voler dimostrare agli stranieri che hanno completamente superato questo periodo e comunque non amano parlarne. Era dopotutto un regime imposto dall'esterno.

A me personalmente è rimasta impressa una frase, attribuita a Lenin, secondo cui "la libertà non serve a niente se si muore di fame". Mi sembra che riassuma perfettamente lo spirito del comunismo. L'idea è di garantire a tutti cibo, alloggio, lavoro e assistenza sanitaria, ma al prezzo di togliere molte libertà e soffocando negli individui la voglia di distinguersi o di provare qualcosa di nuovo. Sicuramente è un'idelogia che continua ad avere molto fascino per chi ha poco o niente. Del resto i paesi dell'Est sono falliti non perché la gente volesse la libertà, ma perché verso la loro fine non erano più in grado in dare quello che promettevano. A differenza della Cina.

E' però alquanto discutibile che la Repubblica Popolare Polacca, come gli altri regimi dell'Est, fosse veramente un paese "comunista". Il comunismo secondo Marx è la fase finale della rivoluzione e la realizzazione di una società senza classi, dove ciascuno prende a seconda delle necessità e contribuisce a seconda delle capacità. Ma le classi nei paesi dell'Est esistevano eccome, a seconda della posizione che si occupava nella gerarchia di potere, che si traduceva in un maggiore accesso ai beni di consumo perennemente "deficitari", difficilmente reperibili. Gli stessi comunisti al potere dicevano che la rivoluzione non era completa e si era fermata alla "dittatura del proletariato", a causa della necessità di continuare a lottare contro i paesi capitalisti. Altri, come il grande oppositore Trotzky, parlavano di una "rivoluzione tradita" o di una "dittatura dei burocrati" e prevedevano un inevitabile collasso.

Nella Repubblica Popolare Polacca esisteva la pena di morte, che è stata usata contro centinaia di persone. Non era possibile emigrare, la possibilità di fare viaggi all'estero era un privilegio per pochi. Molti libri erano proibiti. La cronica carenza di beni di consumo era causata da incompetenza, corruzione e inefficenza a tutti a livelli, ma anche da carenze logistiche, di infrastruttura e da arretratezza tecnologica. Per me è sempre stato incomprensibile come un paese per certi aspetti così severo fosse incapace di costringere la gente a lavorare e tollerasse che nelle fabbriche "sia che lavori, sia che dormi, ti danno comunque i tuoi duemila zloty". Senza parlare della comune abitudine dei dipendenti di rubare nelle aziende statali.

La Repubblica Popolare Polacca però aveva alcune differenze rispetto all'Unione Sovietica. In Polonia l'agricoltura fu collettivizzata solo in piccola parte. Anche la chiesa cattolica godeva di una certa indipendenza ed a lungo hanno potuto operare movimenti alternativi, come Solidarnosc, quest'ultimo però in gran parte soppresso durante il periodo della legge marziale dal 1981 al 1983.

E' importante sapere come il passaggio dal comunismo ad un economia di mercato si è verificato. Non c'è stata una rivoluzione, ma una tavola rotonda, alla quale rappresentanti del vecchio regime e dell'opposizione si sono seduti per stabilire i termini del "cambiamento".  La mancanza di uno strappo ha permesso a molti comunisti di sopravvivere e integrarsi nel nuovo regime. Lo stesso dittatore Jaruzelski è riuscito a farsi perdonare la legge marziale, ad essere presidente nel periodo di democrazia e a morire nel suo letto, anziché venire arrestato o fucilato. Il partito erede del partito comunista è riuscito a farsi rieleggere due volte e a restare al potere per qualche anno, prima di crollare sull'onda di numerosi scandali.

Infatti nonostante tutto i polacchi non sembrano avere un rapporto poi così negativo con quel periodo della loro storia. Ancora adesso i film più popolari in televisione sono quelli del periodo comunista, benché in alcuni di essi esista una propaganda nascosta. Esistono non pochi libri sulla vita quotidiana nella Repubblica Popolare, che sembrano spesso volere dimostrare che allora non si stava poi così male. L'opinione che il comunismo alcune cose positive le avesse è diffusa ed accettabile, diversamente dall'affermazione in Italia o in Germania che il fascismo alcuni pregi li avesse. E mi fa pensare a quello che potrebbe succedere se il Nuovo Capitalismo Polacco non potesse più mantenere quello che promette, ovvero una crescita continua fino ad arrivare ad un tenore di vita paragonabile a quello dei paesi occidentali, chissà mai quando.

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