domenica 27 dicembre 2015

Dying Light



Sono due i giochi realizzati in Polonia quest'anno che hanno riscosso un grosso successo internazionale. Uno è "Witcher 3", di CD Project, di cui ho già parlato in un precedente articolo e che nel frattempo ha già venduto almeno sei milioni di copie. L'altro è "Dying Light", di Techland, che di copie ne ha vendute almeno cinque milioni.

"Dying Light", diversamente dai due altri giochi polacchi che ho recensito, "Witcher 3" e "This War of Mine", è un gioco che non ha nessuna pretesa di originalità. Come un'altro prodotto di successo di Techland, "Dead Island", si riallaccia al filone trito e ritrito dell'invasione degli zombies. Almeno in questo caso l'epidemia non è estesa a tutto il pianeta, ma limitata alla città fittizia di Harram, chiaramente ispirata ad Istanbul, e che è stata posta in quarantena.

Il protagonista, Crane, è un agente americano inviato ad Harram con l'obiettivo nominale di impedire che l'infezione si estenda al resto del mondo. Nel corso del gioco però veniamo a sapere che la sua agenzia, la fantomatica GRE, desidera in realtà creare un'arma biologica sulla base dell'infezione ed in combutta col ministero della difesa pianifica il bombardamento a tappeto della città.  Crane nel corso del gioco compie una serie di missioni in cui combatte contro zombi e le bande che imperversano per Harram, salva altri superstiti e aiuta coloro che stanno ricercando un vaccino nella città stessa. Nel contempo obbedisce senza discutere agli ordini della sua agenzia, ma nel corso del gioco classicamente poi si ribella e decide di fare il possibile per impedire la distruzione della città e salvare i superstiti .

Come altre volte non ho giocato personalmente a questo gioco, ma mi sono limitato a guardare dei filmati 'Let's play' su youtube. E' una buona cosa che esiste una versione completamente in polacco del gioco. Questo non è scontato, perche del gioco "Gunslinger", pure di Techland, esiste solo la versione in inglese...

E' incontestabile che tecnologicamente il prodotto è allo stato dell'arte. La grafica è eccelsa e la giocabilità impeccabile, quindi della qualità non ci si può lamentare. Ma so che non è questo il tipo di gioco che mi attira. Non lascia infatti nessuna libertà al giocatore perché ha una storia molto lineare. Non si può ad esempio impedire a Crane di distruggere delle medicine, condannando a morte molte persone, cosa che io penso non farei, per cui mi risulta impossible immedesimarmi nel protagonista. Almeno i giochi della serie di "Witcher" danno la possibilità di scegliere tra diversi percorsi. La linearità della storia è comunque una caratteristica del genere, che a me non piace, visto che preferisco i giochi "sandbox" - con un mondo aperto e completa libertà.

"Dying Light" chiaramente si rivolge a coloro che amano sparare e, come è oggi di moda in molti giochi come Assassin's Creed, Far Cry e Uncharted, arrampicarsi su edifici, ponti e pali della luce. E' però  "The Last of Us" probabilmente il gioco che più assomiglia a "Dying Light", e sapendo il successo che ha avuto (è stato scelto da molte fonti come gioco dell'anno 2014) non sorprende che Techland abbia voluto fare un gioco molto simile.

domenica 13 dicembre 2015

Leggere in polacco



I libri soprattutto di informatica li preferisco comprare e non prenderli in prestito dalle biblioteche, per essere libero di scarabocchiarci sopra. Inoltre non amo i libri in formato elettronico, per la stessa ragione. Però in questo modo ci si mette poco a spendere dei patrimoni in libri ! 

Nel frattempo però per me è diventato normale leggere libri di informatica in polacco. Uno dei vantaggi è che costano molto meno. Ad esempio, se voglio imparare Angular.JS, ci sono questi due libri in polacco: uno di un autore polacco ed uno tradotto dall'inglese, ed entrambi costano meno di 10 euro. Se cercassi dei libri sullo stesso argomento in Germania su Amazon, troverei lo stesso libro in inglese od uno di un autore tedesco, e di Euro ne dovrei spendere 30.

Adesso sto leggendo un libro sui microservizi, una traduzione, per cui vale lo stesso discorso. La versione in polacco costa circa 10 euro, quella in inglese disponibile in Germania quasi 40. Simile rapporto di prezzo, ad esempio, per il classico "Clean Code", che in Germania costa il quadruplo rispetto alla versione polacca che si può acquistare in Polonia. Se si vuole comprare libri di informatica e si sa il polacco, è buono a sapersi - e pensare che in Germania spendevo un patrimonio per comprare dei libri di informatica ! Per non parlare dell'Italia, dove i libri di informatica costano ancora di più. 

Una curiosità è che sembra che la maggioranza dei libri di informatica in inglese ... vengano tradotti in polacco. I polacchi che non sanno l'inglese sono quindi più fortunati di molti dei loro colleghi occidentali. E con buona probabilità non hanno scelta, perché se volessero comprare l'originale in inglese.... lo dovrebbero pagare il triplo ! Immagino che non costi molto fare tradurre libri di informatica dall'inglese al polacco, ed inoltre in questo modo si possono introdurre dei libri sul mercato che altrimenti nessuno comprerebbe e che, ovviamente, fuori dalla Polonia non hanno valore ! Inoltre esistono molti autori polacchi che scrivono libri di informatica per il mercato interno.

Per la saggistica la differenza di prezzi nei libri non è così grossa. Se è una traduzione, lo stesso libro in Germania, in tedesco, di solito costa qualcosa come 5 euro in più rispetto alla versione polacca. Se invece è un libro di un autore polacco, bello, rilegato, di solito in Polonia costa quattro-sei euro. Anche in questo caso direi che rispetto a titoli equivalenti in Germania od in Italia costano qualche euro in meno.

Quando vado alla fiera del libro, ogni anno a Cracovia, faccio quandi scorta di libri ed ho da leggere per tutto l'anno. Perché, oltretutto, alla fiera sono scontati. E pensare che i polacchi si lamentano che i libri sono cari... 


domenica 6 dicembre 2015

Esame C1 di polacco




Questa settimana ho dato l'esame C1 di polacco dell'ECL (European Consortium for... Languages), a Varsavia. L'anno scorso avevo dato l'esame statale di livello B2. Il formato è diverso, perché l'esame statale contiene dei test di grammatica, che mancano nell'esame europeo.

Non mi è sembrato che i test fossero particolarmente più difficili di quelli del livello precedente, con una sola eccezione: lo scritto. Per il B2 ho dovuto scrivere un tema di 300 parole, mentre per il C1 bisogna scriverne due, ciascuno di 300 parole, per un totale di 600, nello stesso tempo (un'ora e mezza). E' nello scritto che ho concentrato il mio studio, tra l'altro riscrivendo in un quaderno tutti gli articoli di questo blog in polacco! Sono arrivato all'esame quindi avendo già fatto una certa pratica.

Poiché in un primo tempo pensavo che avrei provato l'esame statale di livello C2 (non esiste l'esame statale di livello C1), mi sono preparato anche per la grammatica. In ogni caso, le difficoltà maggiori che ho in polacco derivano dalle complessità lessicali di questa lingua. Da un po di tempo in un quaderno scrivo le parole le cui coniugazioni e declinazioni mi creano delle difficolta, usate all'interno di frasi che trovo in internet. Perché sì, il modo migliore per ricordarsi una parola è costruire delle frasi in cui viene usata nelle sue diverse forme. Ho qui usato un mix di technologie vecchie (un quaderno) e semi-nuove (un file excel in cui ho segnato le pagine in cui ho scritto ciascuna parola). Ho verificato che scrivere le cose a mano, in corsivo, aiuta a ricordarle meglio, e funziona molto meglio di Supermemo.

Tendo ad essere cronicamente insoddisfatto della mia conoscenza del polacco ( e di qualsiasi altra lingua per il resto). Ma le lingue sono una scienza inesatta e in essa si tollera un livello di errore che nell'ingegneria sarebbe impensabile. Non so se i numeri sono corretti, ma penso di ricordare che a livello B2 si ha un livello di errore od ignoranza della lingua del 10%, a livello C1 del 5% ed a livello C2 del 2%. Il livello di conoscenza della lingua di un nativo (moderatamente istruito) non è molto lontano da quello di un C2, ma in generale la differenza è nella velocità e nei riflessi. So bene, infatti, che la stragrande maggioranza degli errori che faccio nella conversazione è perché tendo a voler parlare troppo velocemente.

Man mano che si va avanti nello studio della lingua, il guadagno di un punto percentuale porta via sempre più tempo - è una crescita esponenziale. Se non sbaglio, bastano 2000 parole per coprire il 90% dell'uso in una lingua. Infatti appunto questo è il livello richiesto per il B2. Credo che per il 95% (C1) ne servano 6000 e per il C2 (98%) 15000, se non di più. Senza contare che ognuna di queste parole bisogna saperla coniugare e declinare.

Ammesso e non concesso che il mio livello di conoscenza sia C1 (aspettiamo di vedere il risultato
 dell'esame), per arrivare al livello C2 dovrei studiare ancora molte ore, soprattutto la grammatica. E' una beffa che da zero a C1 servano 6000 parole e da C1 a C2.... altre 9000. Logico chiedersi se ne vale la pena ed infatti non penso di avere abbastanza motivazione a continuare a studiare il polacco per arrivare a questo livello. Il C1 è già molto alto e so che non sono molti gli stranieri che lo raggiungono. Però sia che per l'inglese che il tedesco ho il C2....

domenica 25 ottobre 2015

"Missione sessuale"



Elementi di disturbo
Tra le commedie polacche, quella che la maggior parte dei polacchi definiscono più divertente è il film "Seksmisja", ovvero "Missione Sessuale". Se non l'avete ancora visto e non volete che vi riveli la trama, non leggete oltre.

La "missione sessuale" è divertentissima - per i polacchi. E' ambientata in un mondo post-apocalittico in cui la superficie della terra è diventata inabitabile (cominciamo bene) e i sopravvissuti, anzi, le sopravvissute vivono sotto terra. Sì, perché in questo mondo non vi sono più uomini e la riproduzione avviene in modo controllato ed artificiale. Nascono solo donne, perché essendo le guerre e tutto quello che c'è di male frutto dell'opera di uomini, è questo il modo migliore per garantire una società stabile. Le donne hanno riscritto la storia, infatti ad esempio sono convinte che tutti i grandi scienziati della storia fossero donne e che "prima" gli uomini torturassero sistematicamente le donne.

Ma a turbare questo ordine è il ritrovamento di due uomini ibernati, che vengono risvegliati a scopo scientifico. Questi all'inizio credono di essersi svegliati nel paradiso, ma in realtà il nuovo mondo si rivela ben presto un inferno. Le donne infatti decidono che non possono permettersi rischi e dopo un processo farsa decidono di procedere alla castrazione dei due uomini superstiti.

Una delle donne venuta a contatto degli uomini decide però di indagare e dopo aver interrogato loro ed una delle donne anziane decide di liberarli e quindi tutti assieme fuggono in superficie, in tenute anti-radiazione, seguite a ruota dall'unica guardiana che è riuscita a trovare un'altra tenuta.

In superficie, si accorgono tutti e quattro che in realtà la terra è tornata ad essere abitabile e di questo sono state tenute all'oscuro dalla loro capa, che vive nel lusso in una bellissima casa. Quando rientra, la aggrediscono, ma scoprono che in realtà la capa ... è un capo. E' un uomo in realtà a comandare questo mondo di donne e gli fa comodo uno status quo in cui non ci siano altri uomini - o, come sostiene, è troppo vigliacco per cambiarlo. I due uomini del passato però non la pensano così - si insediano nella casa con le loro nuove "ragazze" ed escogitano un piano per riportare gli uomini in questo mondo...

La trama del film è quantomeno interessante. Un'interpretazione comune è che gli uomini siano i capitalisti (che creano un modo imperfetto che non ha la pretesa di essere giusto) e le donne i comunisti (che desiderano creare un mondo perfetto che finisce però per essere un inferno) . E' un'interpretazione non scontata che molti polacchi non condividono, oltretutto il film è stato girato nell'epoca socialista e doveva passare la censura.

Quello che però non credo è che il film sia divertente per un pubblico "occidentale". Non mi è chiaro quali possano essere le scene divertenti - l'unica che mi ha fatto sorridere è il fatto che la password per salire in superficie fosse "Kurwa mac", e che nessuna delle donne sapeva cosa volesse dire. Quella che è però fatale è la recitazione degli attori e soprattutto delle attrici, che si comportano in modo troppo "polacco" e dal mio punto di vista rendono il film noioso per un pubblico internazionale. Io ho trovato il film in parte divertente solo dopo aver vissuto qualche tempo in Polonia...

Per far capire quanto sia nero l'umorismo polacco si può comunque raccontare che la commedia polacca ritenuta più divertente è ambientata in un mondo post-apocalittico dove la terra è inabitabile e gli uomini vengono sistematicamente castrati....

sabato 10 ottobre 2015

Nuovi edifici a Cracovia

Kraków Arena


La Polonia ha la reputazione di sapere usare bene i fondi Europei per lo sviluppo, a differenza, ad esempio dell'Italia Meridionale. E' molto evidente a Cracovia, che è una città in continua crescita.

Molte ditte che aprono una sede qui si insediano in uno dei numerosi centri uffici, al cui finanziamento ha partecipato l'Unione Europea. Anche nel caso di Comarch, che ha costruito degli interi complessi.

Recentissima è l'inaugurazione del nuovo terminale all'aeroporto, che ho visitato per la prima volta questa settimana. A pochi passi da casa mia si trova la nuovissima Kraków Arena, che ha la funzione di palazzetto dello sport (qui vi sono stati i mondiali di pallavolo l'anno scorso) ed in cui si svolgono regolarmente concerti. Inoltre recente è la costruzione del museo dell'aviazione, che è molto piaciuto a mio padre in visita a Cracovia.

Molti dei nuovi edifici universitari a Cracovia sono stati finanziati dall'unione Europea, ad esempio la facoltà di informatica della AGH, come pure dei musei, come ad esempio quello di arte moderna.  Il nuovo centro congressi è un fiore all'occhiello della città. Numerosi edifici sono stati "rivitalizzati", come ad esempio il Collegius Maius o la biblioteca universitaria centrale.

L'unione Europea ha poi contribuito alla modernizazzione di ospedali, linee tramviarie, strade e piste ciclabili. Probabilmente la maggior parte dei progetti finanziati dal fondo Europeo sono però informatici, come ad esempio il sistema informatico dell'amministrazione comunale.


lunedì 28 settembre 2015

Zloty vecchi e nuovi

Un milione di vecchi zloty - bastano per un cappuccino al bar
In Polonia non si usa ancora l'Euro e dopo gli ultimi avvenimenti in Grecia i Polacchi non sembrano affatto entusiasti di adottarlo. E' probabile che il miracolo polacco perderebbe d'impeto se non ci fosse la possibilità di lasciare fluttuare gli zloty. Ma d'altra parte aziende sia polacche che di altri paesi d'Europa lamentano che una moneta unica permetterebbe loro di semplificare i processi e risparmiare. Si tratta quindi sia di un vantaggio che di uno svantaggio.

Del resto la Polonia non rispetta ancora i parametri di bilancio che sono un requisito per entrare nell'Euro. Per farlo dovrebbe tagliare le spese sociali ad un livello tale che per molta parte della popolazione sarebbe inaccettabile. Quindi non credo che gli zloty spariranno molto presto.

E' vero che gli zloty sono una moneta abbastanza stabile ed hanno un cambio di 4 zloty per un euro. Ma non è sempre stato così, infatti agli inizi degli anni novanta la Polonia ha conosciuto un'inflazione annuale a tre cifre (fino ad arrivare al 640%), in modo simile ad altri paesi dell'est.
Questo significa che i risparmi di decenni sono spariti nel nulla. E' un'esperienza che probabilmente solo chi l'ha vissuta può capirla e cambia per sempre una persona.

Ad un certo punto si è passato dai "vecchi zloty" ai "nuovi zloty" - uno zloto nuovo valeva 10000 di quelli vecchi. Chi ha visitato la Polonia in quel periodo, spesso si sentiva dire che doveva pagare 30000 zloty, mentre in realtà erano tre... Per non parlare dei truffatori che offrivano di cambiare i miei marchi tedeschi in cambio di vecchi zloty che volevano fare passare per nuovi. Ancora oggi pare che ci sia gente che ancora converte i prezzi nella propria testa in vecchi zloty.

I soldi poi nel socialismo avevano ancora meno valore. Non perché i prezzi fossero più bassi, come raccontano le leggende metropolitane dure a morire. Ma perché nei negozi non c'era molto da comprare e per quel poco bisognava stare in lunghe file.

Per i polacchi e per altri abitanti dei paesi dell'est i soldi non hanno quindi la stessa importanza che per chi ha vissuto in paesi occidentali. Per me è sempre stato scontato che se si hanno tanti soldi ci si può sentire sicuri e si può comprare quello che si vuole ( a parte l'amore e l'amicizia ). Ma in realtà i soldi hanno valore fintanto che è stabile il governo che li ha emessi. Se lo stato fallisce, come è successo alla Repubblica Popolare Polacca, l'altissima inflazione è una delle conseguenze più probabili.

Non sorprende che la maggior parte dei polacchi siano proprietari delle case in cui abitano (circa l'80%), perché nel mattone hanno fiducia. Né che prendano crediti anche solo per andare in vacanza. I soldi è meglio spenderli oggi, quando hanno ancora un valore, piuttosto che tenerli in banca con il rischio di perderli tutti alla prossima crisi. Poi si sa che quelli che escono meglio da un periodo di forte inflazione sono le persone fortemente indebitate.

Ed allora forse è meglio avere "cento amici piuttosto che cento rubli". Ho già scritto che per i polacchi il posto nella coda è sacro. Però un polacco ha meno remore nell'offrire soldi ad uno sconosciuto che sembra averne bisogno. In fin dei conti i soldi oggi hanno un valore, domani non si sa, mentre la persona a cui si fa un favore probabilmente non se ne dimenticherà...

martedì 1 settembre 2015

Ciceroni non si nasce, si diventa

Il giro del calvario

Veniamo a Cracovia, ma devi farci da Cicerone. Nessun problema, penso io. Cracovia la conosco, o penso di conoscerla. Così dopo avere accomodato i miei genitori in un appartamento separato un giorno li ho accompagnati in centro.

Hanno voluto fare un giro su uno di quei ciclo taxi con cui si portano i giro i turisti. Poi li ho accompagnati a piedi, ma si sono viste le mie lacune. Non sapevo di chi era la statua in piazza e perchè c'è un'altra statua di una testa gigante. Ho poi confuso il Barbakan con la porta Florianska. Siamo saliti al castello di Wawel, ma non abbiamo visitato l'interno perché sembrava che ci fossero troppi turisti.

Successivamente ho pensato di riscattarmi portandoli nel museo sotto la piazza centrale e poi sulla torre del municipio. Anche lì è stata una delusione, oltretutto è venuta una tempesta quasi apocalittica e ci siamo bagnati tutti. Un po' meglio è andata al collegio Maius.

Un altro giorno siamo andati a visitare due santuari nella parte sud di Cracovia, uno dedicato al papa Giovanni Paolo II ed un altro a Santa Faustina. Manco sapevo che esistessero e nemmeno sapevo chi fosse Santa Faustina. Nel convento c'era un osso a quanto si dice miracoloso. Infatti il papa Wojtila aveva santificato Santa Faustina appunto in virtù di una guarigione miracolosa, dopo che un americano aveva baciato quell'osso. Nessuno di noi però si è sentito di baciare la reliquia, quindi dovremo tenerci i nostri malanni. Siamo però saliti sul campanile con una bella vista sulla città. Il santuario di San Giovanni Paolo ci è piaciuto, ma il museo era chiuso.

Quindi siamo saliti sul promontorio ad ovest di Cracovia, dal quale pure si vede la città. Ma faceva caldissimo e i miei genitori alla fine erano completamente spompati. Ci siamo rifugiati in un museo dedicato a Kościuszki, ma non ci ha interessato molto. Allora la sera siamo andati a mangiare una zapiekanka nella piazza Nova, a Kazimierz, ma non sono riuscito a farmene dare una di mio gradimento.

E finalmente un altro giorno siamo andato al Calvario Zebrzydowski, la cui visita però consiste in una lunga camminata attorno ad un monte per vedere le varie cappellette. Si è dimostrato troppo faticoso per i miei genitori e abbiamo fatto ben poca strada. In più non c'era tempo perché dovevamo andare a Wadowice a visitare la casa del papa. Ce l'abbiamo fatta, ma la visita era in polacco perchè quella in Italiano l'avevamo mancata per dieci minuti.

Infine abbiamo preso tre biglietti giornalieri dei mezzi pubblici di Cracovia e siamo andati in giro per tram ed autobus. Però era un giorno feriale, erano affollati e non si è dimostrata un'esperienza esaltante.

Nonostante tutto i miei genitori dicono che si sono divertiti tantissimo. Hanno fatto molto shopping nelle bancherelle e nei negozietti, hanno mangiato sorprendentemente bene e visitato tanti centri commerciali. In più mio padre ha visitato più volte il museo degli aerei.

Forse sono io che mi stresso troppo, ma nessuno è nato maestro ... o Cicerone. Ma si puo sempre migliorare, ed ho fatto il giro del Calvario in solitario questa domenica. Ci ho messo cinque ore, anche se ho allungato il giro per salire in cima al monte. Chi l'avrebbe mai detto...

sabato 22 agosto 2015

Multe, multe ed ancora multe

A Cracovia significa... parcheggio a pagamento!

Ho già raccontato che girando in Polonia in auto bisogna stare attenti ai numerosissimi rilevatori di velocità. Se si ha un buon navigatore, si viene avvertiti in tempo. Ma durante i due miei ultimi giri con macchine a noleggio ho usato il mio telefonino e google maps per navigare. Questo software non dispone di dati sugli autovelox, ed ho quindi finito per prendere due multe per eccesso di velocità.

Questo mese mi è arrivata una lettera minacciosa dall'ispettorato centrale con la segnalazione che avevo superato il limite di velocità in un centro abitato di circa 30 km/h in aprile. Oltre a 200 zloty (50 euro) questo mi costerà sei punti sulla patente. Non bisogna superare i 24 punti, ma in teoria i punti in Polonia vengono azzerati ogni anno, ammesso che si siano pagate tutte le multe. Avendo una patente tedesca, in base a quello che sono venuto a sapere non me la possono togliere, ma mi possono proibire di circolare in Polonia. Devo stare più attento.

Ma non sono il solo ad avere ricevuto delle multe. I miei genitori sono venuti a Cracovia questo mese e si sono beccati due multe per divieto di sosta. Nel quartiere periferico dove hanno trovato un appartamento grazie ad Airbnb il comune ha avuto la brillante idea di mettere dei parchimetri e di creare dei parcheggi a pagamento. Il peggio è che i posti a pagamenti sono marcati con striscie bianche ed hanno il segnale "P", che in Italia significherebbe parcheggio libero, ma in Polonia significa parcheggio a pagamento! Per non prendere la multa possono parcheggiare di fronte alla casa dove alloggiano, dove però c'è il segnale di ... divieto di sosta. La padrona di casa li aveva avvertiti di questo, ma la cosa sembrava inverosimile ed hanno dovuto prendere due multe di divieto di sosta prima di capire come funziona....

Infatti in Polonia la Polizia sembra apparire quasi magicamente ogni volta che si mette la macchina in un divieto di sosta. Mi ricordo che anche a me è successo una volta che mi ero dimenticato di comprare il biglietto al parchimetro ed avevo parcheggiato per dieci minuti.

Mio padre ha comunque valutato se fosse veramente necessario pagare le multe. D'altra parte, è noto che i turisti che vengono in Italia ed infrangono i limiti di velocità tipicamente non pagano le multe anche se arrivano a casa loro, perché il sistema non è informatizzato ed anche se vengono fermati da una pattuglia in Italia questa non è in grado di farle valere. Ma in Polonia pare che sia diverso e sono noti casi in cui un automobilista fermato dalla polizia ha dovuto pagare le multe dovute con gli arretrati, sotto la minaccia di vedersi sequestrata la macchina.

Quindi mio padre ha pagato le multe, anzi, le ho pagate io. Un totale di 100 zloty, ovvero 25 euro. Tutto sommato poteva andare peggio. Almeno non ha avuto il trauma di trovarsi l'auto bloccata dalle ganasce, come era successo a me una volta nella Repubblica Ceca, una volta che avevo parcheggiato l'auto in un'altra "trappola per turisti". A Cracovia le mettono a chi parcheggia in centro...

sabato 8 agosto 2015

Nuovo capitalismo polacco

"Nuovo capitalismo polacco" di Jane Hardy
Dopo il "cambiamento" del 1989, la Polonia è passata dal comunismo ad un'economia di mercato. E' conoscenza comune che in Polonia è stata adottata una terapia cosiddetta di shock, che ha smantellato le aziende statali dandole in mano a privati ed ha aperto il paese al capitale straniero senza proteggere le aziende locali. Diversamente ad esempio dalla Russia o dalla Jugoslavia, dove la terapia shock ha avuto effetti disastrosi, in Polonia le misure hanno avuto successo ed il paese è diventato una mecca del capitalismo in continua ed inarrestabile crescita. Questo, almeno, tanti ci raccontano.

La realtà però è più complicata. Prima di tutto la privatizzazione delle aziende statali non è stata affatto esaustiva. Delle quindici aziende a maggiore fatturato in Polonia, quattordici sono ancora statali. Sono ad esempio nei settori del petrolio (Orlen, PGNiG, Lotos), minerario (KGHM Polska Miedź), assicurativo (PZU), bancario (PKO SA), energetico (PGE) o logistico (PKP). In Polonia l'opinione dominante è che aziende in settori strategici debbano restare in mano allo stato, altrimenti rischiano di finire in mano ad oligarchi che non creano nessun valore aggiunto, come ad esempio è successo in Russia, o in proprietà di capitale straniero. Sul fatto che queste aziende siano gestite bene dallo stato le opinioni sono discordanti.

Il "cambiamento" ha colpito in modo più radicale le aziende nel settore manifatturiero, come ad esempio la produzione di automobili ed elettrodomestici. Molte di queste aziende sono state svendute ad investitori stranieri, che le hanno smembrate tenendo solo i reparti più efficienti e liquidando gli altri. A volte l'unico scopo di questi acquisti era acquisire i beni immobili e la presenza nel paese, per poter produrre a basso costo.  Il risultato di questo rimescolamento di carte è stata la creazione di un settore manifatturiero efficiente in Polonia, ma quasi completamente in mano a capitale straniero. I polacchi si sono dimostrati essere degli ottimi lavoratori rispetto ad altri paesi dell'Est Europeo, oltretutto perché la Polonia anche nel periodo comunista realizzava prodotti destinati a mercati occidentali.

Il cambiamento però ha causato alti costi sociali. Le garanzie del comunismo  (casa, lavoro, assistenza sanitaria, istruzione, asili nido...) sono state in gran parte smantellate. La disoccupazione si è stabilizzata a livelli accettabili, ma bisogna tenere conto del fatto che tantissimi polacchi sono emigrati in Europa, approfittando dell'apertura delle frontiere. Quelli che sono rimasti a lavorare in Polonia nel privato spesso devono sopravvivere con 300 euro al mese, per cui se possono si trovano un secondo lavoro. Non dimentichiamo che la merce d'importazione costa qui lo stesso che nella zona Euro. I sindacati sono forti nelle aziende statali, ma non in quelle private, anzi, iscriversi a un sindacato nella pratica può portare al licenziamento.

La sensazione però è che le cose di anno in anno migliorino. Per quelli a cui non è consentito di dimenticare le code e le carenze dei tempi del comunismo, la presenza di numerosissimi centri commerciali con scaffali pieni di merci deve essere catartica, anche se non si hanno i soldi per comprarle.  I finanziamenti dell'Unione Europea hanno portato migliori infrastrutture, come ad esempio nuove strade, aeroporti. collegamenti ferroviari, acquedotti, piste ciclabili, ospedali, edifici universitari... Vi sono degli imprenditori locali, che però sono in una lotta impari con le multinazionali, che godono persino di migliori esenzioni fiscali dallo stato polacco. La costante presenza dello spauracchio russo fa sì che altri temi passino in secondo piano e che quindi
nessun paese più della Polonia creda nella strada del neoliberalismo.  

martedì 21 luglio 2015

Una lingua in più...

La bandiera della Croazia come la vedono alcuni polacchi....

Parlo, o mi vanto di parlare, sette lingue, a parte l'Esperanto: italiano, tedesco, inglese, polacco, francese, russo e spagnolo, ordinate per livello di conoscenza.  Per la verità ho ancora da imparare in ognuna di queste lingue, però da un po' di tempo desidero cominciare a studiarne un'altra. Il problema è scegliere quale.

Per decidere di imparare una lingua ho bisogno di apprezzare il paese in cui viene parlata, ed essere consapevole che non avrò a difficolta a trovare materiale interessante per praticarla. Tipicamente è importante per me sapere se ci sono libri, fumetti, canzoni e film in quella lingua che mi possano piacere.

Come ho già scritto più volte, mi interesso al polacco da tempo, ma in questa lingua ho fatto fatica a trovare del materiale che mi interessasse. Ma nel frattempo in polacco leggo fumetti, libri, ascolto canzoni, guardo film e persino walktrough di videogiochi, per cui in quest'area ho smesso di avere problemi.

Una lingua che mi affascina è il rumeno. Sono però stato nel paese dove si parla e devo dire che per tante ragioni non mi ha entusiasmato, e non conto di tornarci. Una delle cose che ho notato in Romania è quanto siano povere le librerie, inoltre i romeni sono nella comunità europea la nazione che trova meno tempo per la cultura. Solo la musica mi piace, ma è troppo poco. A malincuore ho dovuto scartare questa lingua, che è neolatina e non sarebbe difficile.

L'ucraino è una lingua che vorrei avere una scusa per imparare, essendo anche questa una lingua che mi piace molto. L'Ucraina, inoltre, è' un paese molto vasto che non basterebbe una vita per conoscere a fondo. Penso che abbia un grosso potenziale, in particolare nel mio settore, come dimostrano le (poche) aziende IT che sono riuscite in qualche modo a stabilirsi in quel paese. Purtroppo, però, fare business in Ucraina è molto difficile e in particolare in considerazione degli ultimi avvenimenti l'ingresso nell'Unione Europea è diventato un miraggio.

Sono stato a Kiev qualche anno fa, e quest'anno ho fatto un salto a Lvov. Nonostante quello che dica la propaganda russa, anche a Lvov la maggior parte delle conversazioni che ho sentito sono in russo, e non in ucraino. In televisione la maggioranza dei film e della musica è in russo, come pure i libri che si trovano nelle librerie. Ancora adesso la lingua di lavoro in Ucraina, in particolare nel settore dell'IT, è il russo. Nonostante la mia simpatia per l'ucraino, non riuscirei a giustificare a me stesso il grosso investimento di tempo che è l'apprendimento di una lingua, se questa non viene usata in modo pervasivo nel suo stesso paese di origine.

Venti anni fa ridevo in faccia a chi mi diceva che voleva imparare il serbocroato. Come si fa ad imparare la lingua di un paese in cui si combatte una guerra civile spietata ? Ma la guerra è finita. L'anno scorso sono stato a Belgrado e poi a Novi Sad ad una conferenza di poliglotti, e quest'anno a Split da un cliente. Il serbocroato (che adesso è serbo, croato, bosniaco e montenegrino, una cosiddetta lingua pluricentrica) l'avevo già sentito parlare e devo dire che come lingua mi piace molto, al punto che penso che sia una delle lingue più belle in Europa.

Ma vale la pena impararlo? I territori della ex Jugoslavia sono vasti e belli dal punto di vista paesaggistico, e per esplorarli a fondo potrebbe non bastare una vita. La Croazia è già nell'Unione Europea, e Serbia, Montenegro e Bosnia sono già integrati nell'economia europea, per cui penso che il loro ingresso sia una questione di tempo - a differenza dell'Ucraina, che ancora adesso nonostante tutto commercia soprattutto con la Russia. E nel settore dell'IT qualcosa si muove.

E la cultura ? La musica serbo-croata mi piace, ed anche per essa ho creato un blog. Nonostante si siano combattuti, i paesi della ex Jugoslavia ascoltano la stessa musica - cantanti croate si esibiscono in Serbia, e viceversa. Le librerie e biblioteche che ho visitato sono molto ben fornite, ed esistono molti libri di informatica ed altri argomenti interessanti in questa lingua. Anche la scelta di fumetti di livello è vasta. Non mancano i film, sia moderni che dell'Jugoslavia, che però loro non guardano e non trasmettono in TV perché sono molto esterofili.

Allora ho deciso di andare a Zagabria questo mese e di passare due settimane ad imparare il croato, con l'aiuto di un'insegnante privata della scuola di lingue Sputnik. Penso di essermi portato avanti e conto per l'anno prossimo di arrivare almeno ad un livello A2. Ho comprato dodici libri in serbo e croato, compresi i corsi, per cui il problema della pratica non lo avrò. Ma devo stare attento a non fare confusione con le altre lingue slave che studio, polacco e russo. Ma di questo parlerò in un altro post.

mercoledì 24 giugno 2015

Il mondo non ha bisogno di eroi, ma di professionisti

Geralt con Triss (a sinistra) e Yennefer


Di Wiedzmin 1 e 2 e di Geralt ho già parlato in un post precedente. Nel frattempo è uscito il gioco Wiedzmin 3 ed in Polonia anche i sassi se ne sono accorti. C'è stata una premiere in tutte le maggiori città della Polonia (che purtroppo mi sono perso perché ero in trasferta) e il gioco ha già venduto quattro milioni di copie in tutto il mondo. Ogni polacco che ha un minimo di patriottismo lo ha già comprato. Infatti in Polonia i videogiochi sono come i vestiti per gli italiani e le automobili per i tedeschi: orgoglio nazionale che bisogna sostenere ed aiutare comprandoli.

Io non ho comprato Wiedzmin 3. Mi ci vorrebbe troppo tempo per finirlo, per cui preferisco guardare dei video "let's play" che mostrano come completare il gioco. Non mi è venuto voglia di giocarci, diversamente da This War of Mine, perché non fa parte dei miei generi preferiti. Infatti a me piacciono i giochi che danno la massima libertà al giocatore. Da quel punto di vista per me Wiedzmin 3 è un po' una delusione, poichè non consente di muoversi liberamente nel continente in cui è ambientata la storia ed è possibile visitare solo alcune città e scegliere tra determinate azioni. In compenso ci sono molti dialoghi, in polacco, il che è buono per le mie competenze linguistiche.

L'universo di Wiedzmin è un continente simile all'europa medievale, con creature fantastiche, dove a sud è situato il potente impero di Nilfgaard con i suoi satelliti, che ricorda il Sacro Romano Impero, e al nord delle monarchie indipendenti come Temeria, Redania, Aedirn e Kaedwen, delle città stato come Novigrad e altre entità come gli elfi di Scoiatel. Mentre il Sud è pacificato, il Nord è più selvaggio e pericoloso, e infatti è qui che i Wiedzmini sono attivi e si spostano di villaggio in villaggio per combattere contro i mostri che infestano le campagne, sempre facendosi pagare ovviamente. Geralt, il protagonista, non visita mai infatti il sud del continente, poiché l'impero di Nilfgaard tiene i Wiedzmini bene al guinzaglio.

Nel gioco Wiedzmin 1, Geralt impedisce al mago Salamander di realizzare i suoi piani per dominare il mondo, mentre nel regno di Temeria si scatena una guerra civile tra gli uomini e le altre razze. In Wiedzmin 2, Geralt viene accusato ingiustamente dell'assassinio del re di Temeria e per ripristinare la sua reputazione si mette sulle traccie del gruppo di Wiedzmini il cui obiettivo è assassinare tutti i re del regno del nord. Il capo degli assassini, Letho, riesce a far cadere la colpa dei regicidi sulla loggia delle maghe, mentre in realtà dietro gli assassini c'è l'impero di Nilfgaard.

Nei libri, che sono ambientati prima del gioco, si raccontano due sanguinose guerre dell'impero del sud contro i regni del nord. Nella prima l'impero conquistò il regno di Cintra, nel secondo le forze combinate dei regni del nord bloccarono in modo netto e sanguinoso ulteriori tentativi di espansione di Nilfgaard. Wiedzmin 3 è ambientato in una terza guerra, in cui l'impero di Nilfgaard ha già conquistato Aedirn e Temeria e si appresta a conquistare Redania, che a sua volta si è espansa e mira a conquistare tutto il nord. Geralt, che a lungo ha servito Temeria, nel corso del gioco cambia bandiera e passa ai servizi dell'imperatore di Nilfgaard, che lo incarica di cercare la sua figlia, Ciri, che Geralt stesso aveva preso in adozione.

Anche in Wiedzmin 3 è all'opera un mago malvagio, "il cacciatore selvaggio", che Geralt deve sconfiggere. Durante il gioco ci sono tante missioni secondarie, ma l'obiettivo di Geralt, oltre che salvare Ciri, è ricongiungersi con il suo unico amore, Yennefer, che aveva dimenticato nelle puntate precedenti preferendo la compagnia della maga Triss e di tante altre donne che aveva incontrato per strada. Perché sì, Gerald ha successo con le donne e un'obiettivo del gioco è "collezionare" più donne possibili, sianno esse maghe, monache o prostitute. Questo viene premiato con punti e con scene esplicite che fanno dubitare che il gioco sia stato realizzato in un paese che si presume molto cattolico come la Polonia.

Il messaggio più imporante di Wiedzmin 3? E' il motto del gioco: "Il mondo non ha bisogno di eroi, ma di professionisti". Solo grazie alle competenze ed alle facoltà acquisite con mutazioni ed anni di studio e pratica Geralt è in grado di sconfiggere le creature malvagie con cui si scontra, e a volte deve rimediare ai guai di chi invece vuole fare l'eroe, ma non sa come procedere. Anche nella vita reale è spesso cosi e se le cose non si sanno fare, è meglio mettersi da parte ed imparare dai professionisti. Penso che anche io farò mio il motto di Geralt.

giovedì 18 giugno 2015

Negozi e negozietti

Negozietto di quartiere della "ranocchio"


In un post precedente avevo scritto che quando vado a fare la spesa in Polonia, di solito nei negozi trovo più commessi che clienti. Mi sono però reso conto di aver esagerato un po'. Quello che avevo scritto è vero se si fa la spesa nei supermercati più cari in un orario piuttosto tardo, ad esempio verso le 21. I primi tempi in Polonia andavo a fare la spesa nel supermercato Alma, che chiude alle 22, oppure in altri supermercati di catene internazionali come Carrefour e Real. Lì non manca niente e la qualità dei prodotti è, diciamo, occidentale, ma è ovvio che tutto questo si paga. Tipicamente sono aperti i giorni feriali fino alle 22 e i festivi fino alle 20, a parte Tesco, che è aperto 24 ore su 24. Se ci si sente pigri, si può fare la spesa su internet e ci portano la merce col corriere a casa.

Esistono supermercati più economici con un servizio meno formidabile, gestiti da catene come Biedronka (la "coccinella") e Lewiatan. Sono più presenti sul territorio e vendono una percentuale molto maggiore di prodotti alimentari polacchi. Chiudono prima, la scelta è inferiore e può capitare che alcuni prodotti manchino, ma in compenso i prezzi sono più bassi. Questi supermercati si trovano nella fascia che nei paesi occidentali è occupata di solito dai discount, che infatti in Polonia sono rari. Comunque anche in questo tipo di supermercato mi è capitato raramente di fare la coda.

In una fascia ancora più bassa si trovano le catene dei negozi di quartiere, di marche come Żabka (il "ranocchio" ), Małpka (la "scimmietta") o Fresh Market. Sono negozi piuttosto piccoli, con scelta ancora più limitata. E' però perfettamente possibile nutrirsi ed anche bene, pagando poco, facendo la spesa solo in questi negozi, però a volte se si va tardi (o presto) bisogna prendere quello che c'è. Inoltre qui in certi orari capita effettivamente di fare un po' di coda, niente di impressionante però. Questi negozietti hanno gli orari migliori, ogni giorno dalle sei alle ventitré. Spendono inoltre sicuramente poco sia di affitto che di personale, per questo possono permettersi di fare prezzi bassi.

Una nicchia simile viene occupata dai negozi di quartiere che non appartengono a nessuna catena, ma a persone private. I prodotti mi sembrano di una qualità migliore ma hanno orari più tradizionali, per questo solo se non esco troppo tardi è in questi negozi che preferisco andare. Questo è l'unico tipo di negozio in cui può capitare ancora di fare una (breve) chiacchierata col proprietario.

Facendo la spesa in Polonia si nota che i polacchi non hanno l'abitudine di offrire a qualcuno di passare davanti nella coda, anche se hanno un carrello pieno di roba e quello dopo di loro deve comprare una sola cosa. Il posto nella coda in Polonia è sacro.

Inoltre spesso si paga con la carta anche se l'importo è piccolo, mentre se si paga in contanti ci si deve preparare alla richiesta "Nie ma pan drobnych?" (non avete spiccioli)? Perché tutti i negozi in Polonia, compresi i più grossi supermercati, sembrano patire di una perenna carenza di spiccioli. Quindi se vogliamo rendere felice un commesso, per prima cosa impariamo bene i numeri in polacco e diamogli esattemente l'importo che ci chiede!

mercoledì 10 giugno 2015

Salviamo le farfalle azzurre !

Il gran giorno


Esiste un bellissimo parco dentro il comune di Cracovia, con un bel laghetto a forma di farfalla, in cui grazie alla sua posizione particolare ci si sente quasi come se si fosse in montagna: Zakrzówek. In questo parco si può incontrare una rara specie di farfalle azzurre.

 Del fatto che questo parco esista ancora nella forma attuale dobbiamo ringraziare l'artista Cecylia Malik, come lei stessa racconta in questo video. Infatti nel 2011 il comune aveva già deciso di destinare a zona residenziale l'area accanto al lago, che era già stata venduta ad una impresa di costruzione portoghese, Gerium. L'amministrazione comunale non aveva informato i cittadini e l'operazione era rimasta quasi segreta, ma Cecylia era venuta a saperlo quasi per caso. Chi l'ha informata le aveva detto che le carte erano state già date e non si poteva più fare niente.

Racconta che quando l'ha saputo è andata a vedere il parco e si è resa conto che non avrebbe potuto perdonarsi se non avesse fatto niente. Si è allora consultata con sua sorella e con lei ha pianificato un'iniziativa che attirasse l'attenzione della stampa e della gente allo scopo di fare pressione sulla giunta comunale. Ebbero l'idea di creare un esercito di farfalle azzurre.

Realizzarono un video in cui si descriveva come ritagliarsi delle ali di farfalla, ovviamente azzurre. Entro un mese contavano di creare un collettivo delle farfalle azzurre ("Modraszek Kolektyw") che ad una certa data si sarebbe trovato al parco Zakrzówek ed avrebbe composto una farfalla gigante fatta di uomini-farfalla.

L'iniziativa diventò virale molto presto. Durante il mese successivo, sia sui social network che per la città, si sarebbero viste dappertutto farfalle azzurre. Coinvolsero associazioni culturali, politiche ed ambientali (inclusa la federazione degli anarchici), crearono degli stand informativi in città,  distribuirono volantini, realizzarono video e informarono i giornali e le radio. L'iniziativa superò tutte le aspettative ed il gran giorno le farfalle azzurre conquistarono non solo il parco, ma tutta la città - persino ai monumenti caratteristici di Cracovia vennero messe delle ali azzurre.

Rappresentanti del collettivo quindi incontrarono i rappresentanti del comune, che si videro quindi praticamente costretti a cancellare il progetto, a furor di popolo. Quindi il parco esiste ancora, ma è stata vinta una battaglia, non la guerra. Infatti il lago è recintato da reti ed ancora di proprietà della ditta Gerium, e l'accesso non è libero. I cittadini ed il collettivo continuano a fare buchi nella rete e ad entrarvi illegamente durante i fine settimana (l'ho fatto anche io, lo ammetto), rischiando in teoria fino ad un anno di galera. Il comune ha rispolverato il piano di realizzazione di un area residenziale e mi sa che bisognerà tornare in piazza. Stavolta forse ci sarò anche io, ora cerchiamo di capire come si fa a ritagliarsi un paio di ali azzurre....

lunedì 1 giugno 2015

Sotto i letti dei tedeschi




Tornando al discorso delle donne delle pulizie, in questo post farò la recensione di un libro scritto da una polacca che fa la donna delle pulizie in Germania : "Sotto i letti dei tedeschi", di Justyna Polanska. Racconta molti episodi che ha vissuto facendo le pulizie in case private. Il libro è stato un bestseller in Germania, ma ha avuto un successo molto moderato in Polonia. Forse ai tedeschi interessa sapere come sono visti da chi viene a pulire in casa loro, mentre i polacchi non vedono nella storia di questa donna niente di straordinario. Ce ne sono in tante, di polacche, a lavorare come donne delle pulizie in Germania.

Cosa si può trovare sotto i letti dei tedeschi ? Justyna ha trovato criceti morti, serpenti vivi, denti, unghie, tamponi, pizze, latte, polli, ma di solito si trovano calzini, bottiglie, piatti, panini, libri, riviste, preservativi e mutande. Uno dei capitoli più osceni descrive le porcherie che le è capitato di vedere in tante case. Forse il successo del libro deriva dalla curiosità morbosa della gente di sapere cosa nascondono i vicini in cassetti ed armadi.

Più scioccante è come viene descritto come un dato di fatto che una donna delle pulizie deve convivere con proposte indecenti e molestie sessuali solo per il fatto di potere lavorare. Scrive che se andasse via ogni volta che un cliente le tocca il sedere o le mostra il ..."sigaro", come lo ha chiamato uno dei suoi clienti più spiritosi, rimarrebbe senza lavoro. Le donne non sono meglio, le strillano dietro,  la insultano, la accusano di rubare o trovano qualsiasi scusa per pagarla di meno. Alla fine non è sorprendente che i suoi clienti preferiti sono ... omosessuali e prostitute.

A me comunque il libro è piaciuto. Descrive la storia di una ragazza senza molto prospettive in Polonia che cerca il futuro in Germania. Dopo molte peripezie, riesce a trovare la sua strada come donna della pulizie professionista (di cui in Germania c'è grande domanda), si sposa con un italiano e mette su casa. E' una persona energica che non si da mai per vinta, e che riesce sempre a stare ottimista. Nel libro racconta quello che le succede e in generale non giudica. Pur conoscendo molte persone negative ne conosce anche di positive - "dove c'è ombra c'è anche luce".

La morale del libro è chiara :anche le donne della pulizie sono esseri umani e non vanno trattate come l'ultima ruota del carro. E a volte possono aiutare un uomo a sedurre la donna di cui è innamorato, e finire per fare le pulizie nell'appartamento in cui la nuova coppia decide di vivere.


sabato 30 maggio 2015

La libertà non serve a niente...


La libertà non serve a niente....
Quando c'era il comunismo avevi i soldi, ma non c'era niente da comprare.
In democrazia gli scaffali dei negozi sono pieni di roba, ma non hai i soldi per comprarla.
Un argomento con cui inevitabilmente si entra in contatto stando in Polonia o in un paese dell'Est è il periodo comunista. Tanti comportamenti, tante idee preconcette sono impossibili da comprendere  se non si è coscienti dell'eredità pesante lasciata da questo periodo. I polacchi non aiutano molto a capire come funzionava quel regime perché, a differenza ad esempio dei russi, tendono a voler dimostrare agli stranieri che hanno completamente superato questo periodo e comunque non amano parlarne. Era dopotutto un regime imposto dall'esterno.

A me personalmente è rimasta impressa una frase, attribuita a Lenin, secondo cui "la libertà non serve a niente se si muore di fame". Mi sembra che riassuma perfettamente lo spirito del comunismo. L'idea è di garantire a tutti cibo, alloggio, lavoro e assistenza sanitaria, ma al prezzo di togliere molte libertà e soffocando negli individui la voglia di distinguersi o di provare qualcosa di nuovo. Sicuramente è un'idelogia che continua ad avere molto fascino per chi ha poco o niente. Del resto i paesi dell'Est sono falliti non perché la gente volesse la libertà, ma perché verso la loro fine non erano più in grado in dare quello che promettevano. A differenza della Cina.

E' però alquanto discutibile che la Repubblica Popolare Polacca, come gli altri regimi dell'Est, fosse veramente un paese "comunista". Il comunismo secondo Marx è la fase finale della rivoluzione e la realizzazione di una società senza classi, dove ciascuno prende a seconda delle necessità e contribuisce a seconda delle capacità. Ma le classi nei paesi dell'Est esistevano eccome, a seconda della posizione che si occupava nella gerarchia di potere, che si traduceva in un maggiore accesso ai beni di consumo perennemente "deficitari", difficilmente reperibili. Gli stessi comunisti al potere dicevano che la rivoluzione non era completa e si era fermata alla "dittatura del proletariato", a causa della necessità di continuare a lottare contro i paesi capitalisti. Altri, come il grande oppositore Trotzky, parlavano di una "rivoluzione tradita" o di una "dittatura dei burocrati" e prevedevano un inevitabile collasso.

Nella Repubblica Popolare Polacca esisteva la pena di morte, che è stata usata contro centinaia di persone. Non era possibile emigrare, la possibilità di fare viaggi all'estero era un privilegio per pochi. Molti libri erano proibiti. La cronica carenza di beni di consumo era causata da incompetenza, corruzione e inefficenza a tutti a livelli, ma anche da carenze logistiche, di infrastruttura e da arretratezza tecnologica. Per me è sempre stato incomprensibile come un paese per certi aspetti così severo fosse incapace di costringere la gente a lavorare e tollerasse che nelle fabbriche "sia che lavori, sia che dormi, ti danno comunque i tuoi duemila zloty". Senza parlare della comune abitudine dei dipendenti di rubare nelle aziende statali.

La Repubblica Popolare Polacca però aveva alcune differenze rispetto all'Unione Sovietica. In Polonia l'agricoltura fu collettivizzata solo in piccola parte. Anche la chiesa cattolica godeva di una certa indipendenza ed a lungo hanno potuto operare movimenti alternativi, come Solidarnosc, quest'ultimo però in gran parte soppresso durante il periodo della legge marziale dal 1981 al 1983.

E' importante sapere come il passaggio dal comunismo ad un economia di mercato si è verificato. Non c'è stata una rivoluzione, ma una tavola rotonda, alla quale rappresentanti del vecchio regime e dell'opposizione si sono seduti per stabilire i termini del "cambiamento".  La mancanza di uno strappo ha permesso a molti comunisti di sopravvivere e integrarsi nel nuovo regime. Lo stesso dittatore Jaruzelski è riuscito a farsi perdonare la legge marziale, ad essere presidente nel periodo di democrazia e a morire nel suo letto, anziché venire arrestato o fucilato. Il partito erede del partito comunista è riuscito a farsi rieleggere due volte e a restare al potere per qualche anno, prima di crollare sull'onda di numerosi scandali.

Infatti nonostante tutto i polacchi non sembrano avere un rapporto poi così negativo con quel periodo della loro storia. Ancora adesso i film più popolari in televisione sono quelli del periodo comunista, benché in alcuni di essi esista una propaganda nascosta. Esistono non pochi libri sulla vita quotidiana nella Repubblica Popolare, che sembrano spesso volere dimostrare che allora non si stava poi così male. L'opinione che il comunismo alcune cose positive le avesse è diffusa ed accettabile, diversamente dall'affermazione in Italia o in Germania che il fascismo alcuni pregi li avesse. E mi fa pensare a quello che potrebbe succedere se il Nuovo Capitalismo Polacco non potesse più mantenere quello che promette, ovvero una crescita continua fino ad arrivare ad un tenore di vita paragonabile a quello dei paesi occidentali, chissà mai quando.

domenica 17 maggio 2015

Porta un asino a Parigi....


Aveva promesso un viaggio romantico....
Si dice che viaggiare istruisce. Ma è anche vero che se si porta un asino a Parigi, resterà un asino.
Ho girato molto per la Polonia, illudendomi in questo modo di imparare qualcosa su questo paese, ma non mi sembra di avere imparato poi tanto. Anzi, non mi ricordo neanche tutti i posti dove sono stato. Mi è capitato di passare per una città e di non essere sicuro se ci ero già stato un mese prima.

Ricapitoliamo allora i giri più che ho fatto in Polonia da quando ho cominciato a lavorare a Cracovia.

Nel Marzo 2014 ho fatto questo giro : ho toccato in auto le città di Tarnów, Rzeszów, Przemyśl, Biłgoraj, Zwierzyniec, Szczebrzeszyn (si, quella dello scioglilingua), Zamośc, Lublin e Sandomierz.
Per i giri nell’ultimo anno ho dati più precisi, questo perchè il mio dispositivo Android è stato così gentile da ricordarsi dove sono stato. Non ho problemi di privacy, quindi condivido con voi le informazioni precise su dove sono stato.

Nel giugno 2014 sono stato qui : Kraków, Olkusz, Sosnowice, Częstochowa, Piotrków Tribunalski, Tomaszów Mazowiecki, Rawa Mazowiecka, Skierniewice, Łowicz, Łódź (che ho solo toccato, avendola visitata in treno durante un weekend nel 2013), Łęczyca, Poddębice,  Zduńska Wola, Sieradz, Wieluń, Olesno, Lubliniec, Tarnowskie Góry e poi ho toccato la conurbazione della Slesia che ho già visitato qualche volta in treno.

Nel luglio 2014 ho fatto le mie ferie estive: i primi giorni ho visitato un amico a Głogówek, con cui ho esplorato i dintorni (toccando tra l’altro Opole e Krapkowice). I giorni successivi ho fatto questo giro: Prudnik, Nysa, Ząbkowiece Śląskie, Paczków, Otmuchów, Klodzko, Głuszyca, Walim  (nelle cui vicinanza ho avuto la mia disavventura col cane), Wałbrzych, Kamienna Góra, Jawor, Legnica, Lubin, Polkowice, Głogów, Zielona Góra, Sieraków, Czarnków, Chodzież, Człuchów, Chojnice, Bytów, Kościerzyna, Szymbark (la città della casa storta), Kartuzy, Gdansk (che ho toccato senza visitare, perché volevo visitarla in un fine settimana, ma di cui ho visitato bene una spiaggia non lontana), Malbork, Elbląg, Ostróda, Działdowo, Mława, Płock, Włocławek, Koło, Konin, Kalisz, Ostrów Wielkopolski, Wieluń, Olesno (sono ripassato in queste due città senza sapere che le avevo visitate un mese prima), Strelce Opolskie e quindi a casa. Ho imparato che in Polonia centrale ci sono tanti laghi, ho visitato fortificazione prussiane, castelli dell’ordine teutonico e bunker dei nazisti,  e ho visto il mare polacco.

Nell’agosto del 2014 ho visitato Poznań, Szczecin e Gdansk in aereo, e il mio dispositivo anche allora ha registrato tutti i miei movimenti. Ho perlomeno imparato cosa è il Trójmiasto, ovvero il conurbamento composto da Gdansk, Gdynia e Sopot.

Nel settembre del 2014 sono stato a Toruń, ed ho già raccontato che tornando ho perso il treno.
Infine nell’Aprile del 2015 ho fatto un altro giro: Oświęcim, Kęty, Żywiec, Istebna, Wisła, Ustron, Cieszyn/Český Těšín, Jastrzębie-Zdrój, Wodzisław Śląski, Racibórz, Krapkowice, Grodków, Brzeg, Oława, Kiełczów, Oleśnica, Trzebnica, Brzeg Dolny, Ścinawa, Lubin, Legnica (in queste due città ero già stato l’anno prima) e poi a casa.

D’ora in poi penso che passerò le mie ferie fuori dalla Polonia per praticare altre lingue, ma di questo parlerò in un altro post...

giovedì 14 maggio 2015

Lavare, pulire e cucire...

Un "Pralniomat" : Lascia qui la tua biancheria da lavare... e vieni a prenderla pulita e profumata !

Sapete qual’è una cosa che odio ? Pulire. Grazie al cielo vivo in un appartamento piccolo, “per scapoli”. E grazie al cielo esistono donne delle pulizie.

Non è difficile trovare qualcuno che venga a pulire in Polonia. Quello che è difficile è trovare qualcuno di fidato. In generale non si vuole dovere restare a casa quando la donna viene a pulire, per cui le si da le chiavi e si conta sul fatto che non faccia sparire le cose e non combini troppi guai.

Fino ad ora non ho dovuto cercare di persona una donna delle pulizie, perché viene ancora da me quella che mi ha trovato la ditta in cui lavoro. Il prezzo che fa è un po’ più alto di quello di mercato. Prima la facevo pulire l’appartamento, poi le ho chiesto di fare anche il bucato e stirare. Però a volte non vedendoci non ci capiamo bene e non sempre lava quello di cui ho più bisogno, o mi rilava cose che io credevo di avere già lavato. Pazienza !

Un’alternativa per fare lavare e stirare è portare gli indumenti in lavanderia. Non sono per niente economiche, non ne ho di vicine a casa mia ma almeno lavano molto in fretta - a volte in giornata. Ed hanno buoni orari.

Questa settimana però per la prima volta ho deciso di usare il “pralniomat” che è di fronte alla mia azienda. Sono distributori automatizzati con più scomparti, in cui si possono lasciare indumenti da lavare, dopo aver inserito nell’annesso computerino numero di telefono e posta elettronica. Già il giorno dopo si possono ritirare. Inserendo l’apposito codice e pagando con carta di credito, nell’apposito scomparto si troveranno gli indumenti lavati e stirati. Non economicissimo, ma comodo.

Una cosa che è in Polonia non è difficile trovare è qualcuno che faccia servizi di sartoria e cucitura a poco prezzo. Anche piccole cose, come attaccare un bottone a una camicia. Lo so, almeno quello dovrei essere capace di farlo ma…. a ciascuno il suo lavoro !

venerdì 8 maggio 2015

Italiani, Tedeschi e Polacchi in affari

Forse questa è una soluzione
Sono cresciuto nella zona del mobile d'arte di Cerea - una zona in cui si producono mobili che vengono "invecchiati" ad arte e venduti in tutto il mondo. Per il marketing e la distribuzione gli artigiani della zona tradizionalmente si appoggiavano a ditte tedesche. Esisteva un rapporto di simbiosi e fin da allora ho notato che italiani e tedeschi in generale lavorano bene insieme.

Italiani e tedeschi sono molto diversi, pero i rapporti tra i due popoli sono di vecchia data. Ci si conosce, ci si rispetta, si sa cosa aspettarsi l'uno dall'altro. Ovviamente ci sono difficoltà e incomprensioni, ma possono venire superate se esiste la necessità e la ragione di lavorare insieme.

Per restare al settore del mobile, è vero che l'Italia è ancora la nazione in Europa che esporta più mobili. Però anche io sono rimasto sorpreso quando l'ho saputo - adesso i tedeschi preferiscono comprare mobili proprio in Polonia ! Ripensandoci, non mi sorprende più di tanto, visto che dappertutto in questo paese ho visto fabrichette di mobili. E da quel che so, anche i produttori polacchi di mobili si appoggiano volentieri ai tedeschi per vendere e distribuire.

Ebbene sì, anche polacchi e tedeschi lavorano bene assieme. Si conoscono bene, sanno cosa aspettarsi l'uno dall'altro. E soprattutto non si fanno illusioni - non fanno finta di volersi bene. Sono legami di reciproco interesse e stima.

Ma cosa succede quando italiani e polacchi lavorano assieme, funziona bene ? Secondo la mie esperienze, ci sono molte cose a cui bisogna stare attenti. Italiani e Polacchi non si conoscono bene e non sapendo cosa aspettarsi possono farsi guidare dall'illusione di essere simili uno all'altro - niente di più falso. Esistono molte differenze che possono rovinare un rapporto d'affari. I polacchi hanno uno stile di comunicazione diretto, mentre gli italiani prefericono girare attorno alle cose. I polacchi sono noti per il loro umorismo nero, mentre gli italiani amano molto le battute a sfondo sessuale, per cui le Polacche, più spesso in posizioni di potere delle Italiane, tipicamente non hanno nessuna tolleranza. Questa è un'altra ragione per cui coi tedeschi si lavora bene : non scherzano quando fanno affari e non si fanno l'illusione di avere un grande senso dell'umorismo, ma fanno finta di ridere alle tue battute .

Nel mondo nell'IT ci sono ulteriori differenze. In Polonia, come tutti i paesi dell'Est, i pochi fornitori IT domestici sono abituati ad un mondo con poca concorrenza, perché a lungo le grandi ditte di consulenza non si sono interessate a questi mercati. Per cui spesso le case informatiche nate in questi paesi si trovavano in una situazione di forza con il cliente, che non aveva la possibilità di cambiare fornitore con la facilità a cui si è abituati nei paesi occidentali.

In Germania molte ditte hanno imparato a strutturare i propri processi in modo da poterne esternalizzare alcuni, se serve anche a ditte di paesi dell'Est. Le grosse ditte di consulenza hanno un peso ma nella maggior parte dei casi si limitano a fare il lavoro - consulenza. Ma in Italia i processi di solito non sono così bene strutturati e in questo modo le stesse grandi ditte di consulenza arrivano a detenere un potere che va molto al di là della semplice consulenza - fino a conoscere i processi meglio del loro cliente e a rendersi indispensabili in un modo quasi patologico.

E' quindi logico che per un fornitore di un paese dell'Est la Germania è un paese molto più facile dell'Italia. Soprattutto se si lavora in offshoring, i processi devono essere chiari e definiti, e non si ha la possibilità di fare quello che farebbe una ditta di consulenza, ovvero passare molto tempo dal cliente in lunghe e noiose riunioni, l'unico vero modo per capire a fondo quello di cui ha veramente bisogno.

mercoledì 22 aprile 2015

A cosa assomiglia il polacco ?




A cosa assomiglia il Polacco ? Al tedesco, al russo ? A volte mi viene posta questa domanda, a cui mi viene da dire che il Polacco non assomiglia al tedesco, non assomiglia al russo, e quindi non assomiglia a nessun'altra lingua. Ma questo non è vero.

Le lingue slave si dividono in tre grosse famiglie : lingue slave dell'est (russo, ucraino, bielorusso), dell'ovest (polacco, ceco, slovacco e sorbo), e del sud (sloveno, serbo-croato-bosniaco, macedone e bulgaro). Le lingue vengono divise in gruppi e sottogruppi in base a somiglianze grammaticali e lessicali, ma si tratta sempre di una divisione di massima.

All'interno delle lingue slave dell'ovest, esiste una certo grado di comprensione e somiglianza reciproca. Se ognuno parla nella propria lingua, cechi e slovacchi, come pure polacchi e slovacchi sono in grado di comprendersi, mentre, un po' sorprendentemente, cechi e polacchi hanno maggiori difficoltà. Forse è anche una barriera psicologica, poiché i polacchi sembrano avere molta più simpatia per la Slovacchia, paese fortemente cattolico e dove passano volentieri le ferie, che per la Repubblica Ceca, dove i più non appartengono a nessuna religione (per ragioni storiche, che risalgono ai tempi delle rivolte hussite) e le donne sono ... brutte.

Per un polacco, sia la lingua slovacca che quella ceca suonano ... ridicole. Ma in entrambe le lingue bisogna stare attenti a quando si usano le parole polacche szukać (in polacco cercare) o słychać (ascoltare), che possono essere confuse con la parola šukat, che significa 'fare l'amore con' sia in ceco che in slovacco. Praticamente ogni polacco conosce qualche situazione ridicola legata a questo falso amico, quando hanno detto frasi come "Sto cercando la mia insegnante" o "Lo stiamo cercando tutti" durante una permanenza in Slovacchia o Repubblica Ceca.

Ma il polacco somiglia anche ad un'altra lingua maggiore: l'ucraino. Questa lingua, pur facendo parte del gruppo delle lingue slave dell'est, ha in realtà un vocabolario più vicino al polacco che non al russo. Questo deriva dalla storia particolare dell'Ucraina, che pur essendo nata "russa", è stata per un lungo periodo in stretto contatto con la Polonia. Esistono dei corsi molto "pratici" di ucraino per polacchi, grazie ai quali è possibile arrivare ad un grado di comprensione della lingua non disprezzabile in poche settimane.

E' vero che il rapporto tra polacchi ed ucraini è alquanto ... complesso. Esiste una forte rivalità storica ancora oggi non completamente superata ( fino ad un anno fa, prima che scoppiasse la crisi in Ucraina, un tema di moda in Polonia era il genocidio commesso dai partigiani ucraini nei confronti dei polacchi della regione di Wolyn verso la fine della seconda guerra mondiale). Inoltre molti polacchi ancora oggi vedono l'ucraino come un dialetto del russo - opinione che non sarebbe sorprendente in un italiano o in un tedesco, ma in un polacco... Linguisticamente non esiste nessun dubbio che l'ucraino è una lingua separata, con una letteratura di tutto rispetto, oltretutto parlata da quasi quaranta milioni di persone, come lo stesso polacco.

Per altri versi, l'ucraino suona molto piacevole ad un orecchio polacco - molto più del russo. Del resto, non si sa in base non si sa a quale criteri e quando, una commissione ha scelto infatti l'ucraino come seconda lingua più bella d'Europa, dopo l'italiano ovviamente. E' curioso che la musica ucraina si ascolta molto volentieri in Polonia, cantata ad esempio dai complessi Mirami ed Enej. E se si parla di "fratelli slavi", il popolo "fratello" a cui è più logico pensare per i polacchi è quello ucraino - e non certo quello russo.

Anche il bielorusso ha somiglianze col polacco, anche se inferiori, il che è pero meno significante visto che nella stessa Bielorussia praticamente non si parla. Il russo è molto lontano dal polacco ed è per i polacchi una lingua quasi altrettanto ostica che per un "non slavo", e non ha un gran fattore di interesse legato al desiderio di conoscere una cultura diversa. Aver studiato il polacco aiuta tuttavia a capire la grammatica russa ( e viceversa), ma per il resto sono lingue completamente diverse e mutualmente incomprensibili. Altrettanto lontano è il polacco dalle lingue slave del sud.

Quindi non è vero che il polacco non assomiglia a niente - ma probabilmente non assomiglia a una delle lingue che conoscete già. Per altri versi sapere bene il polacco può aiutarvi a farvi capire anche in uno dei paesi vicini.

domenica 29 marzo 2015

Gender e femminismo

Il Gender distrugge la Polonia! Il Gender distrugge la famiglia!

Una delle parole che ho spesso sentito in Polonia, senza capire all'inizio di che si trattasse, è l'ideleogia "Gender". Secondo parte della popolazione esiste una cosiddetta ideologia "Gender" dell'Unione Europea, il cui scopo è eliminare le differenze tra uomini e donne, il che sarebbe più pericoloso del comunismo e del nazismo. Questo perché, se un maschietto per sbaglio gioca con una bambola, inevitabilmente diventerà omosessuale, o se una femminuccia per sbaglio gioca con delle macchinine, non vorrà più avere figli da grande. Inoltre se si introducesse l'educazione sessuale a scuola, si creerebbero dei pervertiti, perché è fondamentale che certe cose si imparino invece guardando film pornografici su internet.

Se l'ideologia gender diventasse dominante in Polonia, così temono alcuni, si arriverebbe inoltre alla tolleranza per gli omosessuali. Di qui ad arrivare al punto in cui tutti gli uomini sono omosessuali il passo è breve, ed è infatti quello che è successo nei paesi occidentali. Un momento...

I discorsi sul "gender" vengono spesso mescolati con quelli sul femminismo. Diversamente dai paesi occidentali, non esiste in Polonia l'idea che la donna deve comportarsi come un uomo per avere gli stessi diritti. Le donne quindi sono più femminili e si aspettano che ci si comporti con loro in modo galante: bisogna cederle il posto, aprirle la porta, aiutarle a sollevare i bagagli, toglierle il cappottino, dare prima a loro la mano e soprattutto non dire parolacce in loro presenza.

Va detto che in Polonia, come in altri paesi dell'est, la percentuale di donne che detiene posizioni di potere è più alta che in Europa Occidentale. E' un eredità del comunismo, che ha reso tutti uguali ed ha dato, per principio, alle donne gli stessi diritti e doveri (soprattutto doveri) degli uomini. Però a casa comanda ancora l'uomo, i polacchi non aiutano molto nei lavori domestici.

Il terrore verso l'idelogia gender è quindi legato al fatto che il femminismo, come lo si intende in Europa Occidentale, in Polonia non esiste. Ma in fin dei conti il femminismo ha dei lati positivi per l'uomo, che non è obbligato dalle regole sociali a fare dei favori a delle sconosciute. La penso come il protagonista del film Dzien Swira in questa scena: sono per la parità assoluta dei sessi, nei diritti e nei doveri.

sabato 21 marzo 2015

#OMGKRK


Qual è la ragione numero uno per cui ho scelto di lavorare in Polonia ed in particolare a Cracovia ? Non sono le donne, non è il papa, è la tecnologia informatica.

I programmatori polacchi sono tra i migliori al mondo, lo dimostrano i molti premi vinti ai concorsi di programmazione. Le scuole e le università danno un’ottima preparazione tecnica e permettono di venire a contatto con il mondo del lavoro durante gli studi; anche nel mio progetto alla Comarch lavorano part-time alcuni studenti, su attività di primo livello. Il tasso di laureati è molto alto ed a tutti i meritevoli si consente di studiare, anche se non hanno i mezzi finanziari.

Il lavoro del programmatore è uno dei meglio pagati in Polonia (a differenza di paesi come l’Italia). Il mercato del lavoro sa distinguere tra i vari livelli di competenza delle tecnologie. La competenza tecnica è il primo criterio per l’assunzione e la promozione.

Sono stato a molte fiere dell’informatica e della carriera, oltre che ad incontri serali di appassionati di tecnologie. A Cracovia ed in Polonia sono tantissimi, anche se ovviamente per apprezzarli bisogna sapere il Polacco. E’ un atmosfera vibrante di passione per la tecnologia che non ho visto da nessun’altra parte, non per niente esiste su twitter e facebook il tag #OMGKRK e Cracovia è considerato il centro di offshoring numero uno in Europa.

Per la prima volta in Polonia ho visto realizzare quello che, in tanti progetti realizzati nella sede del cliente, è sempre stato un miraggio: la verifica da parte di un secondo programmatore di qualsiasi parte di codice prima di portare il commit sul trunk, ovvero il famoso principio dei quattro occhi. Per chi ha un istruzione informatica è inoltre una liberazione vedere un approccio “technology first”, aperto in modo totale alle nuove tecnologie e non legato principalmente alle richieste del cliente.

Quello che ho visto funzionare straordinariamente bene in Polonia è l’integrazione di nuovi programmatori nei team, che diventano produttivi ad una velocità impressionante. Vedendo questo mi dispiace non avere cominciato la mia carriera di programmatore in Polonia, oggi saprei sicuramente programmare molto meglio. Ciò non toglie che anche adesso considero che la permanenza in questo paese può aiutarmi ad acquisire migliori competenze professionali.

Non in tutto però i polacchi sono altrettanto bravi - ma di questo ho già parlato...

venerdì 13 marzo 2015

Umorismo nero


Ha fatto bene a rubarti l'automobilina !!!

Ho gia parlato del fatto che non trovo divertenti le commedie cult polacche come Mis, Sexmisja e Rejs. Ma ancora peggio secondo me sono le barzellette.

Ci sono due polacchi. Uno dice: “Secondo me, fra qualche mese i russi ci invaderanno, ci metteranno su dei treni e ci porteranno tutti in Siberia”. Il secondo :”Che ottimista che sei ! Ci porteranno sì in Siberia, ma ci faranno marciare a piedi!“. Finita.  Cosi la racconta Steffen Moller, di cui ho parlato nel precedente articolo, ma io alla barzelletta aggiungerei un terzo polacco che aggiunge: “Siete troppo ottimisti! Secondo me ci taglieranno a tutti le gambe e ci costringeranno ad andare in Siberia strisciando !”

Fa ridere ? A me no. Ma è un classico esempio di umorismo nero polacco. Sentiamone un’altra che ho sentito raccontare da un collega.

Un uomo torna a casa la sera e ha voglia di picchiare la moglie. Ma gli serve una scusa. Le dice “Voglio una minestra!” e sul tavolo appare una minestra calda e gustosa. “Voglio una bistecca!”  Anche la bistecca è già pronta. Allora le dice “Giù per terra! Sotto il tavolo”. La moglie si accovaccia sotto il tavolo. “Abbaia!”, dice l'uomo, e la moglie abbaia. Allora il marito, furioso: “Osi abbaiare al tuo padrone ??? Adesso ti meno !” Questa barzelletta l’ho trovata anche su questo portale . I polacchi raccontano questo tipo di barzellette anche se ci sono donne presenti.

Un’altra, ancora meglio. Un uomo la cui moglie sta partorendo è in attesa in sala parto. Esce il dottore portando un neonato tra le braccia. L’uomo si alza per prenderlo, ma il dottore lo fa cadere. Il dottore poi sbatte il neonato contro la parete e lo colpisce piu volte con pugni. L’uomo è sconvolto, ma il dottore gli dice “Scherzavo ! E’ nato morto !”. Ho sentito raccontare questa barzelletta a una cena coi colleghi, e (quasi) tutti l’hanno trovata divertente - io per la verità non tanto. L’ho poi ritrovata in questo forum.

Per fare ridere un polacco ci vuole poco. Il bambino “Papà, papà, Adam mi ha rotto la macchinina !” Al che il padre : “Ha fatto bene! L’ha fatto perché sei una testa di ca*o!” C’è persino il fumetto. No, non è una barzelletta per adolescenti, ma per adulti. Mi è stato detto che non ho il senso dell’umorismo perché non l’ho capita...

Che fuori dalla Polonia ci sia qualcuno che trova queste barzellette divertenti? Mi incuriosirebbe saperlo !

mercoledì 4 marzo 2015

Viva Polonia



Ho appena finito di leggere il libro "Viva Polonia" di Steffen Möller, che si autodefinisce un immigrante tedesco in Polonia. Ho sempre avuto una certa diffidenza nei suoi confronti, dopo aver letto degli estratti del suo libro in corsi di polacco  Non mi piacevano le sue opinioni sulla lingua Polacca, che considera difficile in modo esagerato, facendo un confronto senza senso con altre lingue, come l'inglese e l'italiano (anziché, come sarebbe più corretto, con altre lingue dell'Europa dell Est).

A parte le sue opinioni sulla lingua, il libro si è dimostrato interessante ed è valso la pena leggerlo. Si nota però il suo rapporto di odio-amore con la Polonia, Polonia in cui però ha fatto carriera ed è diventato famoso tra l'altro come attore e cabarettista. Tutti lo riconoscono per strada, il che gli permette di fare delle conoscenze, come quella con un soldato tedesco che aveva disertato durante la seconda guerra mondiale ed è rimasto in Polonia, perché si vergognava di tornare.

In alcune cose mi riconosco. Come me, l'autore non capisce l'umorismo polacco, trova i Polacchi poco comunicativi, pessimisti e gli sembra che si lamentino troppo - il che, venendo da un tedesco, è tutto dire. Fa delle osservazioni interessanti, come il fatto che in Polonia fa buio presto, poiché si trova nello stesso fuso orario della Spagna, o che i Polacchi usano molto volentieri i diminutivi, per cui anche una visita dal dentista non sembra così terribile, quando ti dice che ti cura la carietta del dentino.

Altre cose nel libro mi trovano alquanto perplesso. A parte le lamentele sulla lingua così difficile (ma in realtà non più difficile di tante altre), l'affermazione più sorprendente è che i Polacchi sono ... gli italiani del Nord Europa, perché non condividono l'ossessione per l'ordine e le paure dei tedeschi. Usando le stesse argomentazioni, si potrebbero chiamare italiani anche gli indiani, i greci ed i marocchini. Ma io penso che non ci sia dubbio che i polacchi e tedeschi come carattere ed abitudini siano molto più vicini, oltretutto condividono la stessa ossessione per i "regolamenti". Ma probabilmente questa è una affermazione che molti tedeschi e polacchi non condividerebbero.

Per chi non sa niente della Polonia saranno forse i consigli pratici la parte interessante. Come il fatto che nelle toilette il simbolo dei maschietti è il triangolo e quello delle femminucce è il cerchio - chi lo sa perché. Mentre le parti più divertenti sono le descrizioni di situazioni quotidiane in Polonia - come le visite in chiesa, i viaggi in treno e la voglia esasperata di buttarla sul ridere in qualsiasi situazione.

sabato 24 gennaio 2015

This War of Mine

Secondo le opinioni dei giocatori polacchi, il migliore gioco dell’anno 2014 realizzato in Polonia è “This war of mine” di "11 bit Studios", a Varsavia, una ditta della quale ho parlato in un post precedente. Come ci si può aspettare da questo studio, si tratta di un gioco innovativo che è difficile classificare, anzi, si può dire che sia stato creato un nuovo genere.

“This war of mine” combina elementi dei cosiddetti giochi di soppravvivenza, tipicamente ambientati in un mondo post-apocalittico abitato da zombie, con alcuni elementi da altri giochi come The Sims e Minecraft. Ma ne aggiunge molti altri di nuovi, per cui in realtà non saprei indicare un gioco che gli assomiglia.

In “This war of mine” si controlla infatti un gruppo di persone, aventi ovviamente ciascuno abilità, personalità e caratteristiche diverse, il cui scopo è soppravvivere in una città dilaniata da una guerra civile e in cui qualsiasi servizio ed infrastruttura ha smesso di funzionare. I compiti principali sono ovviamente assicurare cibo, assistenza sanitaria, riscaldamento, riposo e persino svaghi ai membri del gruppo. Essi interagiscono con gli altri sopravvissuti in questa città, alcuni ostili, altri no, per cui armi e combattimento sono pure aspetti fondamentali.

Il gioco non ha una delle grafiche più accattivanti, non essendo né tridimensionale né persino isometrica. Questo in parte è voluto, per ricreare un’atmosfera inizio anni novanta, poiché la situazione del gioco è chiaramente ispirata alle guerre nella ex Jugoslavia - anche se non mancano riferimenti alla situazione attuale in Ucraina. Uno dei punti di forza di questo gioco è appunto l’atmosfera - ci si sente veramente in guerra.

Come mia abitudine, per prima cosa ho guardato dei video “Let’s play” su youtube, per rendermi conto di come funziona il gioco. Non ho però avuto fortuna ed ho trovato solo giocatori che mi sembravano piuttosto mediocri, anche se ho comunque imparato qualcosa. Ovvio che lo scopo di questi video è più intrattenere che mostrare uno stile di gioco perfetto, oltretutto non è facile giocare e spiegare contemporaneamente - io ad esempio non ne sono capace.

Disgraziatamente guardando questi video mi sono innamorato del gioco e mi è venuto un desiderio irrefrenabile di giocarci anche io. Non possedendo qui a Cracovia un computer adatto, mi sono finalmente deciso a fare il passo ed ho comprato un portatile abbastanza potente, con un processore Intel Core i7 ed una scheda grafica NVIDIA GeForce potente.

Così sono riuscito al secondo tentativo a permettere a Roman, Arica, Bruno e Zlata di sopravvivere alla guerra, anche se purtroppo non abbiamo potuto evitare di dover rubare ed anche uccidere. Adesso penso di provarci con il gruppo composto da Marcin, Emila e Boris, che è molto meno formidabile ed inoltre cominciano in inverno.

“This War of Mine” in questo momento è l’unico gioco installato sul mio computer portatile e a cui ho voglia di giocare. Ed è un gioco “Made in Poland”, fortunatamente esistente anche in lingua polacca.