mercoledì 31 dicembre 2014

Il mito del Polacco come lingua più difficile di tutte

Questa è una lingua difficile - ma non è il polacco
Esiste un articolo che circola su internet e che molti amano citare, secondo il quale il polacco è la lingua più difficile al mondo, ancora più difficile del cinese, dell'arabo o del giapponese. Questa affermazione inverosimile viene  giustificata con una formula misteriosa e pseudo-scientifica. Fonti più autorevoli, come ad esempio il dipartimento di stato degli Stati Uniti, considerano il polacco come delle una delle lingue più difficile solo tra le lingue europee, insieme a molte altre come ceco, albanese ed ungherese (questo più difficile del polacco), ma non certo difficile come arabo, cinese o giapponese.

Non so come abbia fatto il polacco a meritarsi questa reputazione di lingua più difficile di tutte, reputazione che gli stessi polacchi sembrano condividere con entusiasmo. Da questo punto di vista si comportano in modo completamente opposto rispetto ai russi, a cui non piace sentire che la loro lingua è difficile e si aspettano che gli stranieri che abitano in Russia la imparino. Il russo però è difficile almeno come il polacco.

Sono quattro le abilità che determinano la conoscenza di una lingua: leggere, scrivere, parlare, ascoltare. Cinque se ci mettiamo la conoscenza delle grammatica. In una lingua straniera io amo molto leggere, e non mi verrete a raccontare che leggere in cinese od arabo è più facile che leggere in polacco, che tutto sommato usa un alfabeto latino ampliato a 32 caratteri.

E' vero che il polacco non è una della lingue più nitide nella pronuncia, infatti non è sempre facile distinguere le consonanti molli da quelle dure in un discorso ( ć - cz, ś - sz, ż -ź, dż - dź ). Questa è l'unica vera difficoltà quando si ascolta il polacco, che rende la comprensione forse un po' più difficile rispetto a lingue come italiano, spagnolo, russo, ucraino e tedesco. Ma lingue più diffuse come inglese e francese sono molto più terribili da questo punto di vista, basta che ti sfugga un suono per non capire tutta la frase. Anzi, anche se non ti sfugge niente una frase in queste lingua può ugualmente essere completamente incomprensibile senza il contesto. E' questo quello che io chiamo ridondanza in una lingua - la molto maggiore probabilità di capire una frase anche se ti sfugge qualcosa. Il polacco da questo punto di vista secondo me è nella media europea.

Che cosa è veramente difficile nel polacco, parlare? Ebbene sì, il polacco è una delle lingue più ricche di fonemi (41 in totale) , che bisogna imparare tutti, vanno studiati ed esercitati. Bisogna averli sentiti e che qualcuno ti abbia spiegato come riprodurli. Personalmente non ho trovato niente di stratosferico in essi e trovo la pronuncia dell'inglese molto più difficile, basti vedere il corrispettivo schema dei fonemi  (sono almeno 44 i fonemi in inglese, che si possono sentire qui ). In polacco le parole inoltre si scrivono come si pronunciano e l'accento è regolare, sempre sulla penultima sillaba. Con un po' di esercizio si può pronunciare persino "W Szczebrzeszynie chrząszcz brzmi w trzcinie". No, non può essere questa la difficoltà insormontabile del polacco.

La grammatica della lingua polacca, è vero, è complessa. Tanta gente sembra avere grossi problemi a digerire i casi (che ci sono però in quasi tutte le lingue dell'est europeo ed in tedesco). Questo perché vogliono imparare il polacco senza studiare, per così dire "on the road". Se non si ha la disciplina di studiare allora è vero che il polacco è una delle lingue peggiori da imparare. Ma dubito molto che in questo caso si possa imparare bene anche qualsiasi altra lingua.

Quello che è veramente difficile in polacco, più difficile che in altre lingue, è scrivere senza errori di ortografia e di grammatica. Persino molti polacchi non ne sono capaci. Dopo diversi anni che studio la lingua, non riesco ancora a fare a meno di un programma di correzione automatica. E' qui che forse sta la chiave della reputazione del polacco come lingua più difficile di tutte.

Quando i polacchi studiano le lingue a scuola, non vengono incoraggiati a parlare, ma al contrario penalizzati e rimproverati per qualsiasi errore. Escono dalla scuola spesso col terrore di parlare e di sbagliare.  Ma questo è un atteggiamento fatale se si vuole migliorare la conoscenza di qualsiasi lingua, poiché la perfezione è quasi impossibile da raggiungere e un obiettivo molto più sensato e pratico e quello semplicemente di capire e farsi capire.

Quello che i polacchi in realta pensano è che il polacco è la lingua in cui si finirà per fare più errori rispetto ad altre, parlando e scrivendo. Ma è poi così importante, se l’obiettivo è semplicemente comunicare ?

 Vedi anche questo post sullo stesso argomento

sabato 27 dicembre 2014

Dittatura della maggioranza

No, la democrazia non è la dittatura della maggioranza
Si dice che in democrazia vince la maggioranza. Ma anche gli antichi greci sapevano che ci sono dei distinguo. In particolare molti autori, tra cui anche il famoso Tocqueville, avvertono che la democrazia non va confusa con una “dittatura della maggioranza”. Questa situazione si verifica quando il governo della maggioranza viene giustificato per opprimere una minoranza e toglierle dei diritti o perseguitarla.

Esistono molti esempi nella storia di dittature delle maggioranza, uno di questi è il fascismo in Italia, andato al potere con un “listone”. Anche il nazismo in Germania è andato al potere vincendo le elezioni. E’ probabile che entrambi questi regimi ad un certo punto fossero sostenuti dalla maggior parte della popolazione. Si pone quindi la domanda: se in una nazione una maggioranza decide di togliere dei diritti o di eliminare una minoranza, come è stato nel caso degli ebrei nel nazismo, si tratta di democrazia? Ovviamente no. Esistono diritti di base della persona che sono intoccabili e non possono essere tolti da una decisione di una “maggioranza”.

Esistono esempi più recenti di decisioni arbitrarie prese da una maggioranza. E’ giusto non consentire alla minoranze russe in Ucraina l’uso ufficiale della lingua, se la maggioranza degli ucraini vuole proibirlo? E’ giusto annettere illegalmente la Crimea ed invadere l’Ucraina, se la maggioranza dei russi la pensa così? Quando due maggioranze la pensano diversamente, la guerra diventa quasi un corollario.

Inoltre è giusto limitare i diritti di chi ha uno stile di vita diverso, se così la pensa la maggioranza ? Nella Russia di Putin ovviamente sì. La Russia di oggi è un esempio moderno dei pericoli della dittatura della maggioranza, se vogliamo credere ai sondaggi secondo cui Putin è sostenuto dal grosso della popolazione.

L’interpretazione della democrazia nei paesi ex comunisti spesso e volentieri non prende in considerazione i pericoli della dittatura della maggioranza. Questo deriva dal fatto che per molti di loro il contrario della democrazia è una dittatura della minoranza tenuta in piedi da una potenza straniera, quella che c’era ad esempio nella Repubblica Popolare Polacca. Per molti polacchi, se una decisione viene presa dalla maggioranza, non può essere sbagliata.

Uno degli esempi che ha fatto più scalpore è quello dell’ancora popolare Lech Walesa. Quando combatteva il comunismo egli era convinto di essere nel giusto perché sapeva che “la maggior parte dei polacchi era con lui”. Una volta al potere ha dimostrato che essere anticomunista non implica per forza essere democratici. E’ questa una persona che più volte ha sostenuto che ai rappresentanti di minoranze non si deve dare potere politico, siano essi ebrei od omosessuali. Cosa risponde quando viene accusato di discriminazione? “La maggior parte dei polacchi la pensa come me”.

Anche nel mio piccolo ho potuto vedere in Polonia situazioni in cui sono state prese decisioni discriminatorie da una maggioranza, che mi obbligavano a cambiare dei miei comportamenti che non davano fastidio a nessuno. E alle mie richieste di spiegazioni perché fossero necessarie, sentire la risposta “Perché la maggioranza la pensa così e questa è la democrazia”. Sarebbe come se lavorando assieme ad un gruppo di arabi mi costringessero "democraticamente" a diventare musulmano. Ce ne sono tanti che dovrebbero istruirsi prima di parlare di democrazia.

giovedì 18 dicembre 2014

Internet finalmente



Dal mio arrivo in Polonia, un anno e mezzo fa fino ad un mese fa, non ho avuto a casa mia un accesso stabile ad internet. Ho comprato una carta prepagata, quella di Orange free na Karte, che però oltre ad avere un volume di dati limitato (6GB per 100 zloty) non funzionava bene all’interno del mio appartamento. Infatti per usare Skype dovevo andare sul balcone o scendere in cortile.

Ho allora pensato di installare internet fisso ed ho fatto venire i tecnici, ma è risultato che il mio appartamento per qualche ragione non è collegato alla rete telefonica. Secondo i tecnici bisognerebbe tirare un filo dalla cabina che passa per il corridoio, e poiché è un’operazione non standard dovrei fare domanda alla amministrazione condominiale affinché mi venga consentito, il che però è improbabile.

Ho deciso di passare allora al piano B e di fare un abbonamento ad internet mobile. Ci avevo già provato, come ho descritto in un post precedente, senza successo. Stavolta sono andato al negozio di T-Mobile che mi ha chiesto passaporto, permesso di residenza, PESEL ed il certificato di assunzione a tempo indeterminato. L’impiegata ha quindi avviato una comunicazione con la centrale per ottenere il consenso, che ho ottenuto.

Col mio contratto ho a disposizione un volume di 90GB al mese. Ho inoltre comprato un pacchetto che mi consente di navigare in maniera illimitata durante la notte. Ma la cosa più importante è il miglioramento della connessione, infatti adesso posso usare Skype senza dovere andare sul balcone. Ho però scoperto un programma alternativo che richiede meno banda, ooVoo.

Ho inoltre comprato un netbook, un Toshiba Satellite, che uso in combinazione col mio nuovo collegamento mobile e che sto usando per scrivere questo articolo su Google Docs. Un computer così piccolo è tra l’altro perfettamente in grado di far girare dei giochi che a suo tempo richiedevano computer dell’ultima generazione, come Rise of Nations o Civilization IV. Non ho potuto resistere e li ho installati sul mio netbook . Perché quando le cose non vanno troppo bene c’è bisogno di giocare un pò per smaltire la tensione.

Quello che non farò più è giocare a Tibia, ho infatti deciso di “suicidare” il mio druido di livello 43 e i suoi personaggi alternativi. Ritiro quello che ho detto nel precedente articolo - la comunità di Tibia è ancora immatura e inospitale come me la ricordavo, l’unica differenza è che sono in meno a giocare. Farsi ammazzare in gioco senza ragione da adolescenti che mi sfottono volgarmente in polacco non è in ogni caso il modo migliore per rilassarsi dopo il lavoro.

mercoledì 10 dicembre 2014

Il cliente ha sempre ragione

"Con cortesia e premura serviamo i compagni lavoratori"

A volte capita di non soddisfare il cliente. Quando questo succede, non serve voler dimostrare a tutti i costi che questo è successo per colpa sua. Al cliente questo non interessa perché cerca qualcuno che gli risolva i problemi, con cui sia facile e piacevole lavorare e che non lo faccia sentire stupido. Perché la relazione col cliente non è una relazione simmetrica - di solito tu hai più bisogno di lui più di quanto lui abbia bisogno di te. Ci sono sicuramente altre persone o ditte in grado di fare il lavoro che stai facendo tu per lui, inevitabilmente quindi il cliente ti confronterà con la concorrenza.

E’ poi molto improbabile che un cliente dica che è completamente soddisfatto. Avrà sempre delle pretese, ma se veramente non fosse contento avrebbe già smesso di lavorare con te. Mi piace pensare che il rapporto con un cliente non è molto lontano dal rapporto con una moglie. Anche con la moglie non è una buona politica volerle dimostrare di avere ragione a tutti i costi e se è ancora con te, vuol dire che un po’ soddisfatta di te lo è.

Nei paesi dell’est ancora pochi hanno interiorizzato queste che per me sono state sempre realtà immutabili. Vedo spesso un atteggiamento polemico nei confronti del cliente, che è molto dannoso nell’europa occidentale. Più o meno inconsciamente vedono il cliente come un nemico e non un partner con cui si realizza un obiettivo comune, ammesso, ovviamente che paghi. Una delle ragioni di questo atteggiamento è che nel comunismo erano i fornitori a comandare il mercato.

Sarà vero che i polacchi che hanno trenta o trentacinque anni il comunismo non l’hanno vissuto, ma non me la raccontano che oramai sono “capitalisti”. Chi è nato e vissuto in un paese dell’est non può avere avuto molti modelli “positivi” da imitare e da cui apprendere la professionalità nei rapporti col cliente. I loro genitori ed i loro insegnanti non gliela possono avere insegnata, anzi, spesso li hanno convinti che è sbagliato pensare con la propria testa e prendere delle iniziative e di altre cose non di aiuto in un mercato più o meno libero. Quando una cosa te la inculcano da bambino, è difficile liberarsene, per quante volte la realtà ti dimostri che è completamente sbagliata.

Ovvio che i progressi ci sono stati - vent’anni fa in qualsiasi negozio si entrasse in Polonia si aveva la sensazione di non essere il benvenuto. Dall’atteggiamento del comunismo in cui il cliente lo si odiava si è passato perlomeno ad un rapporto paritario, che però in settori dove esiste una concorrenza spietata può non bastare. Lo si compensa tra le altre cose facendo prezzi più bassi.

Ogni medaglia, però, ha il suo rovescio. Una delle eredità positive del comunismo è un sistema di istruzione esteso e a cui i meritevoli possono avere accesso quasi indipendentemente dalla situazione finanziaria delle famiglie. Le competenze tecniche dei laureati polacchi e la motivazione ad usare ed apprendere nuove tecnologie, inoltre, non cessano di stupirmi. E’ persino lo stesso mercato del lavoro a non richiedere competenze interpersonali, non pochi imprenditori dicono che non gli dispiace un programmatore che si concentra esclusivamente sull’aspetto tecnico.   Ma a maggior ragione le soft skills in Polonia aprono molte porte, perché sono competenze non scontate. Peccato però che per molti polacchi si pone allora il problema : da chi impararle ?

sabato 6 dicembre 2014

No....

Può capitare di andare per strada in Polonia e sentire qualcuno che dice ripetutamente al telefono “No...No...No….” o di sentire in una conversazione tra polacchi come risposta a una domanda “No….”. In quel contesto “No” non significa, come ci si potrebbe aspettare, “No!”, ma in realtà significa….. "Sì"! Con questa parolina si fa sapere all’interlocutore che si è capito, si approva quello che ha detto e lo si incoraggia ad andare avanti.

Mi è capitato in un lapsus di voler dire di no, e di averlo detto in italiano, ma usando la parola “No" il mio interlocutore aveva capito “Sì”. Avrei dovuto dire “Nie”. Leggendaria è la storia dell’italiano invitato a cena da una famiglia polacca, a cui veniva continuamente offerto da bere e da mangiare nonostante dicesse “No!”, che i polacchi invece interpretano come : “No! E me lo chiedi ? Certo che ne voglio ancora!”.

Anche la parola “Dziękuję” (Grazie) ha dei significati nascosti. A volte è un modo educato per dire di no, per cui se lo si dice a qualcuno che ti offre da bere viene interpretato come no. Per dire sì, si dice “No” (o semplicemente "Tak"), per dire no si dice “Dziękuję”, perche “Nie” suona maleducato. Tutto chiaro ?

Se si dice “Dziękuję” ad un cameriere o ad un tassista mentre lo si sta pagando, significa implicitamente “Si tenga il resto”. In generale i polacchi non dicono “Reszty nie trzeba” ma semplicemente “Dziękuję”. Per far capire invece quanto si vuole effettivamente avere di resto, si può dire la cifra che si vuole effettivamente pagare. La mancia comunque in Polonia di solito non se la aspettano.

Una cosa da evitare dei negozi è dire “Vorrei” (ad esempio una birra). Non si dice “Chciałbym piwo*.”, ma piuttosto “Piwo, Proszę”, come questo signore, oppure "Poproszę o piwo". Letteralmente significa “Chiedo (gentilmente) una birra”. Dire che si “vorrebbe” una birra suona strano. Come pure non si chiede a un ospite o ad un cliente se vuole qualcosa da bere, ma basta semplicemente dire “Coś  (jeszcze) podać ?” - "Ti dò (dell’altro) da bere ?" Bisogna venire subito al sodo in Polonia.

Nonostante i polacchi siano anglofili, al posto di molte parole inglesi vengono usate quelle polacche. Per non sapere che “check-in” si dice “odprawa” mi è capitato di perdere l’aereo. Ma sono i termini tecnici informatici che mi hanno creato le maggiori difficoltà. Infatti “query” si dice “zapytanie”, “di default” si dice “domyślnie”, “loop” si dice “pętlo”, variabile si dice “zmienna” e “downloads” sono “pobrane” . Ma a volte i colleghi creano dei neologismi inaspettati, “buttons” diventano “butony”, pronunciato “batony”, che ho cercato inutilmente nel vocabolario. Ma anche per il bottone dell’interfaccia di un programma esiste in realtà un bel termine polacco: “przycisk”.

giovedì 27 novembre 2014

Włosi (Italiani)




Ho finito di leggere il libro “Włosi” (Italiani) di Maciej Borowski. Lo ha scritto un polacco che ha vissuto dieci anni in Italia e in questo libro voleva dare una descrizione soggettiva del bel paese.

A giudicare dalla copertina mi aspettavo molto peggio. L’autore però non racconta cose false e cita le fonti (che possono essere articoli o libri) di molte delle cose che scrive, ma è indubbio che si tratta di un libro soggettivo e l’autore stesso lo scrive e questo lo si vede anche dagli argomenti di cui decide di parlare e da quelli che decide di evitare.

Come molti libri scritti da stranieri sull’Italia, pone molto accento sulle differenze regionali e sui dialetti che gli Italiani difendono vigorosamente. Il che è molto diverso dalla Polonia, dove praticamente non esistono accenti regionali, con le sole grosse eccezioni della Slesia e della Casciubia. Mi ha sorpreso che nel libro si affrontasse il tema del mezzogiorno, entrando in temi ancora in parte tabù in Italia, come la repressione del brigantaggio e la svendita del sud dopo l’unità d’Italia. Della mafia si parla sorprendentemente poco, la criminalità in generale è un argomento poco interessante per i polacchi, poiché ce n’è abbastanza in Polonia - se fosse un libro di un tedesco o di un americano, se ne parlerebbe minimo per un intero capitolo.

Non mi sorprende invece, che non si parli degli ampi diritti di cui godono le minoranze linguistiche in Italia, come i tedeschi dell’Alto Adige, non ne hanno altrettanti le minoranze tedesche in Polonia. Altri argomenti che potrebbero essere controversi in Polonia vengono evitati. Non si parla, ad esempio, delle ineguaglianze e delle lotte di classe, del terrorismo, dei sindacati, del fatto che molte ditte chiudono in Italia per aprire in Polonia, dove i costi del lavoro sono inferiori. In generale sulla politica si limita a scrivere che gli italiani aspettano ancora “il Salvatore”  e che comunque, nonostante tutto, la politica in Italia non divide la gente come in Polonia. Il che è un’opinione perlomeno soggettiva.

Dedica un intero capitolo alla storia della moda in Italia, ma non dice praticamente niente sullo sviluppo industriale del bel paese. Che l’Italia abbia la seconda capacità produttiva in Europa, dopo la Germania, non gli interessa. E’ evidente che l’autore non ama parlare di economia ed industria, però scrive che in Italia comunque “valgono le regole del business internazionale”. In base alla mia esperienza, questa è un’affermazione molto pericolosa da fare in Polonia, dove a molta gente piace credere che basti conoscere un po’ d’inglese ed alcune fantomatiche regole di business internazionale per avere successo ovunque. Ma io credo che senza conoscere le specificità del paese, in particolare di un paese come l’Italia, il successo sarà limitato.

Probabilmente la cosa nel libro che mi è sembrata più balorda è l’affermazione che gli Italiani non leggono, quei pochi che vedi con un libro hanno la batteria del telefonino o del portatile scarica. Cita delle statistiche, peccato che ne esistano di analoghe per la Polonia che dimostrano che i polacchi leggono ancora meno! E guarda dall’alto al basso gli italiani adulti che leggono fumetti, che secondo lui sono roba per bambini. In Polonia il fumetto come forma di letteratura, a parte poche eccezioni come Thorgal, non è infatti conosciuto.

Mi è invece piaciuto il capitolo sulle abitudini alimentari degli Italiani. Gli italiani, è vero, mangiano la frutta di stagione. In Polonia (come in Germania) trovi ad esempio le arance tutto l’anno, ma ci vuole fantasia a chiamarle arance - infatti quando tornavo dall’Italia in auto avevo sempre il baule pieno di frutta fresca. Accenna a certe curiose abitudini degli italiani, come il cappuccino che si può bere solo di mattina o il fatto che il formaggio non si mette sugli spaghetti allo scoglio. E insegna ai polacchi che sulla pizza non si mette il ketchup, questa è una pessima abitudine che hanno preso dagli americani che a loro piace imitare anche nelle cose sbagliate.

Sicuramente però per un polacco vale la pena leggere questo libro se non altro per imparare i tranelli più comuni di quando si impara l’italiano. “Figa” in italiano è una brutta parola e non un nome che si dà a una gatta o ad una cagnolina come in Polonia, bisogna inoltre fare attenzione alle doppie e a non confondere “penne” con “pene” oppure “anni” con “ani”. Come d'altra parte in polacco “Kurwa” è una brutta parola da evitare e non ha niente a che vedere con le curve. Che non vi capiti di fare un incidente in macchina come è quasi successo a un mio conoscente quando ha detto al suo autista polacco “Attento alla curva!”.


mercoledì 19 novembre 2014

Tibia


A volte si ha voglia di ammazzare qualcuno. Nella vita reale questo non è permesso, ma in compenso questo si può fare in un videogioco.

Un videogioco a cui sono affezionato, nonostante tutto, è Tibia. E’ un gioco del genere MMORPG, ovvero Massive Multiplayer Online Role Playing Game. Esiste dal 1997 e rispetto ai giochi di oggi ha un aspetto molto retrò, infatti è a 2D, a due dimensioni. E’ stato creato da Cipsoft, di Regensburg ( Germania ).

Tibia ha conosciuto tempi migliori e sicuramente avrebbe meritato di avere molto più successo. Però anche nella sua nicchia è stato declassato da altri giochi, ad esempio Runescape. Esistono molte ragioni per questo.

Cipsoft non è mai riuscita a risolvere il problema dei botters, ovvero dei giocatori che usano dei programmi che giocano automaticamente. Il sistema di protezione dei giocatori dalle prepotenze di quelli più forti lascia alquanto a desiderare. Ma ancora peggiore è il fatto che non è mai nata una vera community. 

La politica di Cipsoft è che tutto nel gioco deve essere in inglese e incoraggia i giocatori a parlare a loro volta sempre in inglese, “così tutti vi capiranno”. Questa è una politica molto diversa ad esempio di un altro colosso dei giochi online tedesco, Traviangames, che ha creato centinaia di “mondi” del gioco di Travian, ma “segregati” per lingua, per cui esistono mondi virtuali dove si parla polacco, italiano, ceco, tedesco, francese, arabo, russo…..

In Tibia esistono pure diversi mondi, ma non sono segregati per lingua e nella pratica si verifica che i giocatori di diverse nazioni formano gruppetti. Anzi, formavano, visto che da tempo i server di Tibia hanno finito per essere completamente dominati da giocatori di determinate nazioni che parlano nella loro lingua e per la natura competitiva del gioco non danno molte possibilità a giocatori di altre nazioni.

I server europei di Tibia sono dominati da giocatori polacchi, quelli nel continente americano dai brasiliani. Se si comincia a giocare a Tibia in Europa i messaggi nel forum dentro il gioco sono quasi esclusivamente in polacco. La Cipsoft ha rinunciato da parecchio a lottare contro questo stato di fatto, il che implica che per giocatori non polacchi il mondo di Tibia è alquanto poco ospitale. C’è infatti chi dice che Tibia è stata rovinata dai brasiliani e dai polacchi. 

Mentre in Germania praticamente nessuno conosce Tibia, in Polonia tutti conoscono questo gioco, anche persone che non giocano. In parte perché sembra che quasi tutti gli adolescenti e i giovani ci abbiano giocato almeno una volta, in parte perchè anche i mezzi di comunicazione di massa ne hanno parlato, quando un sedicenne a Wroclaw ha ucciso la mamma perché le aveva spento il computer, appunto mentre giocava a Tibia. La Polonia per il resto ha un alto livello di giocodipendenza.

Sono tornato a giocare a Tibia perché avevo voglia di vedere cosa è cambiato e avevo voglia di distrarmi. E’ ancora dominata da polacchi, ma in parte perché so il polacco, in parte perché i polacchi che ancora giocano sono diventati ormai adulti, non è così inospitale come me la ricordo. Il mondo di Tibia è immenso, il gioco è complesso e non basterebbe una vita a finirlo. Conosco alcuni aspetti del gioco che mi permettono di passarmela abbastanza bene.

Il mio personaggio è un druido di livello 38 (esistono quattri classi:  guerrieri, paladini, maghi e druidi). Ben poca cosa, visto che esistono giocatori di livello 800 e passa. Considerando il tempo che posso dedicarci e non avendo amici in gioco che mi aiutano è un risultato che mi basta. E posso ammazzare qualche “mostro” di tanto in tanto.

mercoledì 12 novembre 2014

Attenti alle curve !




Quando l’anno scorso ero ancora in Germania e stavo pianificando di trasferirmi in Polonia, un collega polacco mi diede un consiglio: se incominci a parlare in polacco, fai di tutto per non imparare la parola “Kurwa”. E’ una parola che molti polacchi abusano, ma non suona bene, soprattutto se viene pronunciata da uno straniero.

Effettivamente durante i primi sei mesi di permanenza in Polonia non ho mai pronunciato quella parola, nonostante la sentissi spesso dai colleghi. Ma poi sono successe diverse cose.

Per prima cosa ho cominciato a guardare dei film polacchi. In Polonia le parolacce hanno cominciato a dirle nei film ed in tv solo a partire dagli anni 90. Il film 'Psy', del 93, ha fatto da spartiacque. Sono però solo questi film recenti che mi interessano, quelli dell’epoca comunista per lo più mi fanno addormentare.

Poi vedendo i comportamenti sul lavoro ho avuto l’impressione che la gente in Polonia ti ascolta di più quando nei tuoi discorsi metti una “Kurwa” ogni tanto. Inoltre è una parola che permette di guadagnare tempo quando non si sa esattamente cosa si vuol dire, ti dà una frazione di secondo in più per pensare.

Mi hanno fatto vedere questo video, in cui viene spiegato quanto è importante l’uso di questa parola nella conversazione polacca. Ho letto il libro "Homo corporaticus, czyli przewodnik przetrwania w korporacji"(Come sopravvivere nelle corporations), in cui viene spiegato che in Polonia sul lavoro è fondamentale dire spesso parolacce, per far vedere di essere dei duri. E più volte mi è stato detto che non si può dire che si sa bene il polacco se non si usa la parola “kurwa”.

Allora quasi inconsciamente ho incominciato ad usare questa parola, ed effettivamente mi è sembrato che i colleghi mi rispettassero di più e mi ascoltassero con maggiore attenzione. E’ anche una delle parole più facili da pronunciare in polacco.

Bisogna però ricordare una cosa: questa parola dà fastidio alle donne, probabilmente per il significato di prostituta, che in Polonia ha una connotazione molto negativa. Inoltre in un paese sessista come la Polonia le donne di solito non dicono le parolacce e sono particolarmente infastidite dal sentirle. Non è raro che comincino delle crociate per combattere l’uso delle parolacce, magari facendo di tutto per introdurre dei “regolamenti” contro il loro uso: una parolaccia, una moneta nella cassa comune.

A complicare ulteriormente la faccenda è il fatto che le varianti di “Kurwa”, ovvero “Kurczę”, “Kurka”, “Kurna” o addirittura “Kurdy”, non vengono considerate parolacce. La stessa persona che combatte contro l’uso della parola “Kurwa” può non vedere nessun problema nell’uso continuo della parola “Kurna” o “Kurdy”.

Ho smesso di usare la parola “Kurwa”, perché il mio uso “inopportuno” ed "eccessivo" "disturbava" le colleghe. Anche se i miei colleghi (maschi) continuano ad usarla. Vorrà dire che dirò le parolacce in italiano. Beh, per un periodo ho dovuto subire un regolamento che impediva anche di imprecare in italiano, benché nessun altro sapesse la lingua. Vi lascio immaginare che fine ha fatto quel regolamento.

lunedì 29 settembre 2014

Commedie ed umorismo polacco

Dal film "Nic smieśnego"

Ho passato tredici anni in Germania ed ho sempre fatto fatica a comprendere l’umorismo tedesco. Si dice che i tedeschi non hanno il senso dell’umorismo, ed è vero che fanno fatica a ridere di sé stessi, o meglio, non trovano divertenti molte delle battute che il resto del mondo racconta su di loro, magari con riferimento al nazismo. Però esiste un grande comico tedesco, Loriot, da poco defunto, che sapeva come mostrare i tedeschi nel loro lato più comico. Ma per apprezzarlo, bisogna conoscere i tedeschi, infatti solo dopo aver passato qualche anno in Germania ho cominciato a capire il suo umorismo raffinato.

I polacchi amano dire di sé stessi che hanno un grande senso dell’umorismo. Effettivamente sanno ridere di sé stessi ed anche delle barzellette sui polacchi, tipicamente rappresentati come ladri ossessivi. Anche se questo sembra cambiare ed i polacchi sono sempre più stanchi di questo stereotipo. Però per me l’umorismo polacco resta ancora in gran parte misterioso e a volte alquanto irritante, come ad esempio le barzellette sulle donne da picchiare.

Sicuramente quello che in Polonia non mancano sono le commedie. Quelle più popolari ed amate sono quelle del periodo comunista ed ancora oggi vengono ritrasmesse fino alla nausea. Ho perso il conto di quante volte mi è capitato di vedere in televisione “Nie lubię poniedziałku”, “Poszukiwani, Poszukiwana”, “Nic śmiesznego” oppure “Mis”. Sono film che in un modo e nell’altro prendono in giro molte situazioni tipiche della Repubblica Popolare Polacca. Non avendola conosciuta di persona, questi film spesso non mi fanno ridere, al contrario, mi rattristano.

La commedia polacca più famosa, “Seksmisja”, la prima volta che l’ho vista mi ha dato l’impressione di essere recitata molto male. Dopo un anno in Polonia l’ho rivisto ed in realtà gli attori e le attrici si comportano in modo credibile - per essere Polacchi. Pare che i Polacchi trovino questo film molto divertente, ma io non sono stato capace di ridere una sola volta. E’ oltretutto una satira molto raffinata del comunismo (ma che strano), tanto raffinata da sembrarmi alquanto insipida. Simile discorso per il film “Rejs”, che ho apprezzato di più dopo un anno in Polonia - ma anche qui, senza ridere una sola volta.

Gli unici film che ho trovato moderatamente divertenti sono quelli con il personaggio Adaś Miaucziński, di cui ne ho visti due: “Nic śmiesznego” e “Dzień świra”. Di questi film ce ne sono otto. Adaś è un semi-intellettuale fallito, che in parte ricorda dei personaggi di Woody Allen, e in parte l’italiano Fantozzi e il francese Pignon. Nei film che ho visto Adaś è il protagonista narrante, che rende facile comprendere quello che succede, diversamente da film semicaotici come “Mis” o “Nie lubię poniedziałku”. Forse è questa la ragione per cui questi sono le uniche commedie polacche che ho, perlomeno in parte, trovato divertenti.

Sarò io che non ho il senso dell’umorismo ? Mah…..

martedì 23 settembre 2014

Girando ancora per la Polonia

Prima della guerra il viaggio in treno col Torpedo
da Danzica a Varsavia durava tre ore, ed adesso cinque. 

Ho gia raccontato che mezzi uso per muovermi in Polonia. Nel frattempo ho acquisito maggior esperienza. Mi sono tenuto lontano dagli autobus, tranne un fine settimana che sono andato a Katowice. Almeno il collegamento tra Cracovia e Katowice non è un problema, infatti passa un autobus quasi ogni 15 minuti e si può semplicemente salire e comprare il biglietto.

Ho noleggiato altre due volte una macchina, per quattro giorni durante un ponte e poi per due settimane quando ho fatto le ferie. Ho girato per la Polonia e come ho già scritto muoversi in auto non costituisce qui un particolare problema. Ammesso di non andare nelle aree troppo turistiche, c’è poco traffico e si trova facilmente da dormire negli alberghi. Le strade sono generalmente in buone condizioni. L’unica cosa che mi ha preoccupato un pò sono i tram, onnipresenti nelle città, e a cui bisogna fare attenzione.

Durante il mio viaggio in auto per la Polonia ho deciso di non entrare nelle grandi città, per poterle visitare con calma durante dei fine settimana. Il mezzo che ho scelto stavolta è stato l’aereo. Non è il più economico, ma il più sicuro, veloce e comodo. Ho così visitato Poznan, Danzig e Szczecin in questi ultimi due mesi, dedicando a ciascuna città un fine settimana. In due casi ho fatto il cambio a Varsavia. Ho usato le compagnie aeree Lot ed Eurolot. E’ andato tutto liscio. A Varsavia stessa dovrò andarci a breve, per rinnovare il passaporto italiano scaduto - disgraziatamente a Cracovia non si può fare.

Grazie al cielo negli ultimi tempi non ho dovuto usare Ryanair, che a Cracovia è molto presente. E’ sicuramente economica, ma se si è abituati ad altre compagnie aeree può essere un trauma, visto che mirano a fregarti ad ogni passo falso. Con loro mi è capitato anche che non mi facessero salire sull’aereo dopo essere stato in coda al check-in per un’ora, poiché oramai mancavano meno di 40 minuti al decollo e sono totalmente inflessibili. Inoltre se non hai stampato la carta d’imbarco o se hai più bagagli del previsto o se pesano qualcosina in più di quello indicato dai loro regolamenti strambi, si deve andare ad un altro sportello a pagare una multa e perdere tempo. Possono trattare male i clienti, tanto sanno che ne troveranno sempre altri. <sarcasm>Secondo me, Ryan Air è una compagnia aerea comunista! </sarcasm>

Durante quest’ultimo fine settimana sono stato a Torun. Visto che non ho trovato modo di andarci in aereo, stavolta ho deciso di prendere il treno. Disgraziatamente i treni in Polonia sono mostruosamente lenti, anche gli Intercity. Da Cracovia a Varsavia ci vogliono quasi quattro ore (per fare 316 Km) e da Varsavia a Torun altre tre (per 220 km). Partendo venerdì sera ho dovuto fare sosta a Varsavia.

Ma al ritorno ho avuto una sorpresa. La stazione di Torun non ha pannelli elettronici e gli annunci di servizio della stazione erano praticamente incomprensibili. Sull’orario dei treni, nella colonna “peron/tor” (che traducono come “piattaforma/binario”) avevo letto I-2, ed ho quindi aspettato il treno al “peron” 2, ma in realtà il treno è arrivato alla piattaforma 1, binario 2. Infatti in Polonia il numero scritto in grosso sui pannelli è quello della piattaforma (peron), ciascuna delle quali ha a sua volta ha due binari (tor). Ma sull’orario dei treni il numero della piattaforma non l’ho notato, poiché era scritto in caratteri romani e non mi sembrava importante. Al treno successivo per Varsavia non mi sono più sbagliato, ma questo intoppo mi ha costretto a fare ancora tappa e tornare a Cracovia la mattina dopo col treno delle 5 di mattina. Tra l’altro non era riscaldato e non avendo abiti pesanti ho fatto il viaggio al vagone ristorante dove faceva un pò più caldo. Per lo meno ho mangiato abbastanza bene ed a poco prezzo.

Penso che questo inverno non andrò troppo lontano durante i fine settimana.

mercoledì 10 settembre 2014

Le bestie più pericolose


Un allarme personale
Ho già raccontato la mia disavventura con un cane. Da allora faccio più attenzione e mi sono reso conto di quanto qui siano difficili da notare i cartelli “Attenti al cane".  Magari sono piccoli, ingialliti e su un portone di una casa che sembra abbandonata da anni. Ma in realtà il cane c’è, e molto cattivo. Occhi aperti!

Ma in questo post voglio parlare delle bestie più pericolose: gli uomini. Dopo aver vissuto in una città relativamente tranquilla come Monaco di Baviera, Cracovia è un bel cambiamento.

Esiste in generale un maggiore rischio di furto. Le ragioni sono tante: povertà, disoccupazione, disparità sociali, assenza di sussidi, stipendi bassi. Ma a parte ricordarsi di chiudere bene quando si esce, questo non ha comportato un cambiamento del mio stile di vita. In realtà mi sembra che la maggior parte delle persone sia oneste. Mi è capitato di lasciare in giro delle cose e le ho sempre ritrovate e da allora ho deciso di cominciare ad usare un servizio come FoundInTown. Perché le cose è più facile perderle che non che te le rubino.

Diverso è il caso dei gruppi di giovani che qui amano chiamare “pseudotifosi”, ma in realtà a me sembrano più che altro cercarogne. Non so esattamente come definirli. Spesso tifano per una squadra di calcio, e magari vanno alle partite armati di coltelli ed ascie. Ma non si muovono solo di domenica e non è una buona pratica farsi identificare come sostenitore di una delle due squadre di calcio della città, “Cracovia” e “Wisła”. Al punto che mi è stato consigliato di nascondere il badge della Comarch quando sono in giro, poichè la ditta è lo sponsor del “Cracovia”.

Segni di attività di cercarogne si vedono talvolta la mattina. Sono riconoscibili atti di vandalismo contro il patrimonio pubblico e privato. E una volta tornando a casa da solo all’una di notte di domenica, ho avuto un incontro con uno di questi gruppi. Erano in quattro in mezzo alla strada ed hanno cominciato ad insultarmi. Uno di loro mi si è buttato addosso dandomi un forte spintone, cercando di sbilanciarmi. Io sono proseguito per la mia strada senza scompormi ed hanno perso interesse.

Da allora ho deciso perlomeno di cercare di evitare di tornare in autobus se è tardi e piuttosto prendere il taxi. E’ inoltre un problema che anche in piena città ci sono tante strade molto poco illuminate, anche se abitate. Una precauzione in più che ho deciso di prendere è l’acquisto di un solido allarme personale, di quelli che tirando il filo fanno una sirena di 140 decibel per un’ora. Dovrebbe bastare per allontanare i più, la maggior parte cerca una preda facile e che non dia problemi.

In Polonia praticamente non ci sono stranieri e sia criminali che vittime sono Polacchi. I fatti di criminalità quindi non provocano un dibattito politico attorno all’immigrazione. In realtà quelli che ho chiamato cercarogne di solito non sono neanche disoccupati, ma lavorano in uno dei tanti impieghi sottopagati e senza prospettiva. Non sono politicizzati, non sono sindacalizzati e cercare rogne è il loro sfogo. E’ una delle cose che mi preoccupano - che nasca qualche partito o movimento estremista capace di unirli.

martedì 2 settembre 2014

Un paese di programmatori di videogiochi

Uno screenshot dal trailer di "Get Even" di "The Farm 51", previsto per il 2015.

Da piccolo sognavo di diventare un programmatore di videogiochi. Non ho realizzato e probabilmente non realizzerò mai questo sogno, però almeno sono capitato in un paese dove la carriera di programmatore di videogiochi è una scelta non inusuale.

Ho parlato in un altro articolo del gioco “Witcher” della ditta CDProject. Ho finito di guardare su youtube dei walkthrough della prima e seconda parte. Conosco meglio l’universo alternativo in cui è ambientato il gioco. Non contento, ho guardato i walkthrough di altri giochi, in polacco, di SargethePlayer : "The Last of Us", "GTA 5", "Far Cry 3" e "Uncharted 3". Adesso ne sto guardando uno di Battlefield 4. Prendo due piccioni con una fava: esercito la lingua e mi aggiorno sui nuovi giochi che ci sono sul mercato.

In realtà, l’idea era di guardare dei walkthrough di altri giochi polacchi. Il gioco dell’anno 2013 più premiato in Polonia, "Call of Juarez: Gunslinger", per assurdo non è stato doppiato in Polacco, ma solamente in Inglese. La ditta che lo ha realizzato, Techland, ha sede nella piccola città di Ostrów Wielkopolski. I giochi vengono però distribuiti internazionalmente da Ubisoft, che non fa molta pubblicità al luogo dove sono stati realizzati. Techland ha realizzato decine di giochi, quello più di successo è stato "Dead Island", che ha venduto quasi 8 milioni di copie, battendo di gran lunga "The Witcher II".

La casa produttrice "The Farm 51", di Gliwice, ha prodotto dei giochi dalla buona grafica, ma che non hanno avuto grande successo internazionale. D’altra parte il settore dei videogiochi è spietato ed è estremamente difficile restare al passo coi tempi. Il gioco “Get Even” previsto nel 2015 promette di portare questa ditta finalmente al meritato successo, almeno a giudicare dalla spettacolare grafica che si vede nei trailer.

A Varsavia, oltre a CD Project, ha sede la casa produttrice "11 bit Studios", in cui sono confluiti alcuni dei programmatori della storica Metropolis, ora inesistente. Ha raccolto molte lodi col gioco "Anomaly: Warzone Earth", di cui ha prodotto diverse varianti.

E a Cracovia ? Anche qui hanno sede produttori di videogiochi di tutti i generi e piattaforme: Ganimede, Bloober Team, Reality Pump Studios  (Two Worlds), Tate Interactive, Teyon ed altre. A Cracovia si svolge il Festival Europeo dei giochi digitali “Digital Dragons”. Qui le case produttrici entrano in competizione per assumere i migliori neolaureati. Che però magari hanno in mente di fondare la propria ditta e creare un gioco “indie”.

Forse che dovrei rispolverare il vecchio sogno e cercare di entrare nel settore ? Mah ….

venerdì 22 agosto 2014

I polacchi sono portati per le lingue ?

I polacchi parlano meglio l'inglese dopo aver lavato i piatti un anno a Londra,
che non dopo averlo studiato 17 anni a scuola e all'università.


I polacchi hanno la reputazione di avere una grande predisposizione per le lingue. Infatti non è raro incontrare dei polacchi in Inghilterra, Germania od  in Italia che parlano perfettamente la lingua del posto.

Questa reputazione non si limita solo agli emigranti, ma si estende anche a quelli che sono rimasti nel paese di origine. Più di una volta ho sentito manager di ditte internazionali elogiare le abilità linguistiche dei neolaureati polacchi, che a sentire loro parlano tutti perfettamente inglese, tedesco e qualche altra lingua.

Se però guardiamo alcune statistiche, le capacità linguistiche dei polacchi non sembrano poi così fantastiche. Secondo questa mappa la percentuale di polacchi che sa l’inglese non è più alta rispetto a francesi o italiani, che hanno la reputazione di avere scarsa voglia di imparare le lingue. E il tedesco non sono poi così in tanti a saperlo, secondo quest' altra mappa. Da notare invece che la Polonia, secondo quest' altra mappa, è il paese dell’unione Europea, non ex-sovietico, dove si sa di più il russo – anche più che in Bulgaria.

In base alla mia esperienza, non sono poi così tanti in Polonia quelli che parlano bene una lingua straniera. Forse perché molti dei polacchi che sono portati per le lingue sono già emigrati.

Quei polacchi che sanno le lingue spesso hanno una buona pronuncia. Le lingue slave hanno infatti molta varietà di suoni e sono un buon punto di partenza per imparare la fonetica di altre lingue. Inoltre i polacchi superano più facilmente la barriera psicologica, che è spesso l’ostacolo maggiore da superare, se si vuole arrivare ad una pronuncia quasi da nativo. Vogliono veramente diventare uno dei “loro” ed integrarsi.

Vi sono però alcuni errori tipici dei polacchi quando parlano inglese od altre lingue. Poiché in tutte le lingue slave manca l’articolo, spesso e volentieri non lo mettono anche quando parlano o soprattutto scrivono in lingue occidentali, che invece lo hanno tutte. O mettono quello sbagliato, non capendo la differenza tra “il/lo/la” e “uno/una” , o mettono un articolo quando non ci andrebbe. Inoltre non fanno differenza tra “questo” e “quello”.  Solo ai livelli di conoscenza più alti della lingua smettono di fare questo errore.

Rispetto ad italiani, francesi o spagnoli hanno ovviamente più difficoltà con le parole di origine latina, che in inglese sono tante. Chi parla l’inglese meglio in Europa sono i popoli germanici, sia per la somiglianza, ma soprattutto grazie alle ottime scuole.


La vera differenza tra la Polonia e l’Europa occidentale è che la conoscenza delle lingue apre qui molte più porte. Come in tutti gli altri paesi anche in Polonia pochi tecnici informatici ed ingegneri hanno voglia di imparare le lingue – ma può capitare che la buona conoscenza di una lingua straniera sia un criterio decisivo e più importante per la carriera che ottime capacità tecniche. Questo è conseguenza del fatto che le ditte realizzano molti progetti fuori confine, ma raramente riescono ad trovare degli stranieri che parlano la lingua del cliente.

venerdì 8 agosto 2014

Alternative polacche a Facebook & co,

Gadu Gadu, ancora oggi molto diffuso in Polonia

Google, Facebook, Twitter, Ebay, Amazon, Skype, Youtube, LinkedIn, Reddit. La maggior parte di noi li conosce e li usa, poiché ciascuna di queste ditte è riuscita ad assicurarsi un quasi-monopolio o comunque una fetta molto grossa nel proprio mercato di competenza.

Ma non è stato sempre così, e per ciascuno di questi servizi fino a non molto tempo fa esistevano delle alternative, sia a livello locale che a livello globale. Nel frattempo sono morte quasi tutte e cadute nel dimenticatoio, perlomeno in Europa Occidentale. La Polonia però è uno dei paesi che resistono e i servizi sopracitati hanno in questo paese ancora una seria concorrenza.

Nonostante che Ebay in Polonia esista, la maggior parte dei Polacchi continua ad usare Allegro quando devono vendere o comprare qualcosa. Su Allegro tuttavia si può comprare qualsiasi cosa senza dovere partecipare ad un’asta.

Il sito polacco più visitato, Onet, ha un motore di ricerca “enhanced by Google”,  ma viene consultato soprattutto per il contenuto che viene offerto direttamente dal portale Onet all’interno delle varie applicazioni : Notizie, Sport, Cultura, Giochi, Annunci personali, Posta…. Servizi simili offrono i portali Wirtualna Polska (WP)  e Interia.

Sia Onet che WP offrono la possibilità di allacciare contatti, ma il social network storico in Polonia è Nasza Klasa, che ha più di 14 milioni di utenti. Molti di questi però sono utenti passivi che nel frattempo sono passati su Facebook, che oramai ha conquistato anche questo paese. Facebook è il secondo sito più visitato in Polonia, dopo Google.

Amazon non ha ancora aperto in Polonia, se si vogliono comprare dei libri ci si può però rivolgere a una delle tante librerie su internet. Poiché ognuna offre un catalogo diverso, per comprare tutti i libri che mi interessavano mi sono dovuto rivolgere a quasi dieci librerie. Perché sì, mi piace leggere libri in polacco.

In generale il mercato su internet è ancora molto frammentato e può non essere semplice riuscire a trovare quello che si cerca, od orientarsi tra tutte le alternative che ci sono.  Non è una brutta cosa poiché questo abbassa i prezzi, diventa però fondamentale un sito di confronto prezzi come Ceneo.pl, anche per assicurarsi di non capitare a fare acquisti da un truffatore. Eh sì, pare che questo in Polonia succeda, anche se a me personalmente non è mai capitato.

Poco tempo fa MSN Messenger ha dovuto chiudere i battenti. Sembra che tutti usino Skype, ma molti polacchi continuano ad usare Gadu-Gadu, ovvero GG. Offre un’interfaccia semplice da usare e per certi versi molto accattivante, customizzabile e molti emoticon. Viene inoltre usato come trampolino di lancio per accedere ad altri servizi, come social networks, radio e messaggi SMS. Ancora oggi Gadu Gadu è molto diffisuo in Polonia, con 50 milioni di conti registrati.

Non si può dire che Youtube abbia una vera concorrenza in Polonia, anche se esistono alternative. Talvolta alcuni video si trovano ad esempio su Wrzuta.pl. Al contrario LinkedIn in Polonia è completamente declassato da Goldenline, un social network per il lavoro molto attivo. Anche Reddit in Polonia è offuscato dal suo clone polacco, ovvero Wykop.pl .

Ecco infine una lista dei 100 siti più popolari in Polonia nel 2013 : http://widoczni.pl/info/top-100-najpopularniejsze-stron-w-polsce-2013/. Di tutti questi, quello che visito più di frequente è gazeta.pl, un portale di notizie, ma solo perché è preimpostato come pagina di default sul mio browser. Magari cambio l’impostazione.

sabato 26 luglio 2014

Salute ed assistenza sanitaria



Sicuramente una delle cose che mi inquietava di più prima di venire in Polonia è come sarebbe stata l’assistenza sanitaria. Il contratto con la ditta mi prometteva un pacchetto di assistenza sanitaria, ma non sapevo esattamente cosa volesse dire.

In Polonia esistono due classi di assistenza sanitaria, pubblica e privata. Molte ditte, inclusa la mia, hanno delle convenzioni con dei fornitori di assistenza privata, i cosiddetti centri medici. E questo è uno dei privilegi più importanti di chi ha un lavoro rispetto a chi non ce l’ha. Alle fiere del lavoro, quando le ditte si presentano ai possibili futuri assunti, sottolineano sempre che tipo di pacchetto sanitario offrono.

Comarch ha una convenzione con iMed24, che fa parte dello stesso gruppo finanziario. Dal punto di vista pratico significa che posso fare visite specialistiche ed esami di laboratorio nel centro Medico iMed24, e ricevendo un rimborso completo o parziale. L’edificio è accanto alla ditta, il che mi fa anche risparmiare tempo. La gamma di servizi offerta è molto ampia e finora non sono dovuto andare da nessun’altra parte. In questo anno ho avuto ampia possibilità di testare l’assistenza medica offerta da questo centro e mi considero soddisfatto, sia dei servizi che dei costi.

Le farmacie polacche sono piccole, ma sono in genere in grado di fornire qualsiasi medicina nel giro di una giornata. Esiste anche un rimborso automatico sul costo delle medicine da parte del fondo sanitario nazionale, se nella ricetta è indicato il famoso PESEL. Questo codice identificativo è anche il presupposto per potere usufruire dell’assistenza sanitaria pubblica, che finora non ho avuto modo di provare. Non ha una buona reputazione, a causa soprattutto di una carenza di medici.

A parte le solite visite che devo fare, un problema aggiuntivo che ho in Polonia è la maggiore frequenza con cui mi si irrita la pelle. L’ho risolto usando acqua bollita per lavarmi la faccia. L’acqua del rubinetto naturalmente non la bevo, i negozi vendono infatti dei bottiglioni di acqua da 5 litri che sono onnipresenti in tutta l’Europa dell’est. Pare che la situazione sia migliorata negli ultimi tempi e alla radio ho sentito dire che nel frattempo l’acqua d’acquedotto dovrebbe essere potabile, ma non mi arrischio.

Altri problemi particolari di salute non ne ho avuti. A lungo termine è spiacevole il fatto che Cracovia sia una della città più inquinate d’Europa ( al terzo posto in Europa secondo questa indagine), a causa prevalentemente della posizione geografica.

lunedì 21 luglio 2014

Attenti al cane !



Ho appena finito di fare un giro della Polonia in macchina di due settimane. E’ stata un’esperienza nell’insieme positiva, oscurata in parte però da una negativa, che mi ha rovinato un paio di giornate.

Una delle mie tappe è stata la visita al museo “Olbrzym”, o “Riese”, nel comune di Walim. Si tratta di un immenso complesso di gallerie scavate dal Terzo Reich verso la fine della seconda guerra mondiale, tra il 1943 e il 1944.  Solo una piccola parte è stata scoperta e le ricerche continuano. Non si sa quale fosse lo scopo di questo complesso immenso, poiché tutti i documenti sono stati distrutti. Ma pare chiaro che avrebbero dovuto ospitare migliaia di persone, per cui una delle ipotesi è quella di un rifugio antiatomico in previsione del conflitto finale. Migliaia di prigionieri vi hanno perso la vita. Per maggiori informazioni leggere qui : http://en.wikipedia.org/wiki/Project_Riese

Nella zona di Walim/Gluszyca vi sono tre di questi musei, in ciascuno dei quali è possibile visitare alcune delle gallerie. Molte altre non sono aperte al pubblico. La visita è possibile solo con guida, dura un’ora e mezza e richiede un abbigliamento adeguato, poiché sottoterra fa freddo. Da quel che ho potuto riscontrare, le visite guidate sono solo in Polacco.

Dopo aver completato la visita al museo Włodarz, avevo bisogno di fare una visita al bagno. Entrambe le due toilette erano occupate, per cui ho pensato di cercare un luogo appartato. Non lo avessi mai fatto.

Attaccato al museo c’è un’area separata da una staccionata, dove penso tengano delle attrezzature. Là mi sono diretto, non facendo caso al cartello di “Wstęp zbroniony” (Accesso Vietato) – il cancello era aperto. Non appena sono entrato, un grosso cane feroce mi è saltato addosso, con il chiaro intento di mordermi. Per fortuna ho reagito molto velocemente e ho fatto una serie di balzi, andando fuori dalla portata della bestia, che era legata ad una catena.

A quel punto ho verificato che avevo perso una scarpa, mi ero fatto un lungo taglio al braccio di almeno 20 centimetri, e mi erano caduti occhiali e telefonino. Non si era rotto niente per fortuna. Il cane però mi bloccava l’uscita. Ho allora telefonato al museo che venisse qualcuno a liberarmi.

Quasi subito è venuto un uomo che tenendo a bada il cane mi ha permesso di uscire.  Mi ha chiesto bruscamente cosa facessi lì, trattandomi quasi come un ladro. Non sembrava interessargli che mi fossi ferito e che fossi in stato di shock. Per lo meno sono riuscito a farmi mostrare i documenti che attestavano che il cane era sano. L’uomo ha ammesso che il cane aveva già morso. Ho guardato comunque bene le mie gambe e non ho visto segni. Il vaccino del tetano so che lo avevo ripetuto tre anni fa.

Non c’era altro da fare, poiché era chiaro che il torto era mio. I cartelli “Wstęp zbroniony” e “Zły pies” (solo in polacco e piccoli) c’erano. Mi sembra comunque completamente irresponsabile tenere un cane così feroce vicino ad un un luogo pubblico, frequentato da bambini e da stranieri che non conoscono la lingua. Basta un attimo per sbagliarsi.

Sono tornato in albergo e per quel giorno non sono più uscito. Il giorno dopo ho ripreso il viaggio e dopo una settimana la ferita è guarita. Da parte mia un avvertimento: attenti ai cani in Polonia!

domenica 29 giugno 2014

Superato l'esame di stato B2


Il 25 Maggio ho dato l’esame di stato di lingua polacca, di livello medio (B2) e la settimana scorsa finalmente ho saputo il risultato. L’ho superato con il voto ‘bardzo dobrze’, che è un voto molto buono (il massimo sarebbe  celująco, ma bisognerebbe fare neanche un errore, il che non sarebbe stato realistico sperare).

Chiaramente sono molto soddisfatto di questo risultato. Posso dire in tutta confidenza che padroneggio il polacco ad un livello intermedio superiore. Comprendo le discussioni tecniche, interagisco in modo naturale con i nativi e so produrre testi chiari su un’ampia gamma di argomenti.

Non è l’unico certificato linguistico che ho ottenuto. Sono molto orgoglioso del mio Großes Deutsches Sprachdiplom, di livello C2+. Posseggo inoltre il CPE in inglese (C2), il DELF B2 in francese, e il TORFL-1 per il russo (B1). Quando mi chiedono a che livello parlo una di queste lingue, faccio riferimenti a questi certificati, il cui significato però è noto quasi esclusivamente agli “addetti ai lavori”.

Per tutti gli altri scrivo perché per me dare questi esami è importante: è un modo per sapere a che punto sono nell’apprendimento di una lingua. Sono infatti test complicati ed esaustivi, durante i quali la conoscenza viene verificata da una commissione qualificata neutrale. E’ inoltre un modo per darmi sicurezza nell’uso della lingua.

In particolare per il polacco, so che per parlare bene ho bisogno di concentrarmi e per così dire “di riscaldarmi”. Spesso e volentieri sono in difficoltà quando devo rivolgermi ad una persona estranea, sono in situazioni di stress o sono stanco – le mie capacità possono allora diminuire in modo drammatico. Dopo una conversazione non andata benissimo mi posso scoraggiare – ma mi riprendo velocemente, poiché so di avere dimostrato che quando sono al massimo, la lingua la parlo bene, per lo meno ad un livello medio-avanzato.

Avere questo appiglio psicologico mi aiuta quando cominciando a parlare in Polacco, un locale desidera assolutamente passare all’inglese. Solo all’aeroporto lo accetto, altrimenti resto inflessibile e pretendo che mi parlino in polacco. A meno che non mi dimostrino di avere un certificato di livello almeno C1 in inglese.





giovedì 26 giugno 2014

Accesso ad Internet ed Apps



Nel mio appartamento in Polonia non ho né una connessione internet né un computer. Uso invece un telefono portatile, un tablet ed il computer portatile della ditta.

Appena arrivato in Polonia mi procurai una carta prepagata, che si chiama “Internet na kartę”. Sono carte che si possono comprare persino nei supermercati e per cui non è necessario firmare un contratto o mostrare un documento d’identità. La Polonia è un paese dove è semplice navigare su internet in modo anonimo. Però il traffico di dati è limitato – si pagano 100 zloty per 6 GB.

Per questa ragione volevo firmare un contratto con un operatore di telefonia mobile che mi consentisse di scaricare un maggiore volume di dati al mese. Ma non mi è stato possibile farlo via internet, poiché tutti gli operatori mobili in Polonia richiedono un documento di identità polacco nei loro moduli online. Ho quindi visitato lo stand di una di queste ditte in un centro commerciale, ma il programma che usano si è scontrato con lo stesso problema. Ho sentito poi dire che si dovrebbe poter fare un contratto facendo un deposito, ma in quel momento ne avevo abbastanza e per il momento ho rinunciato.

Dopotutto posso usare il portatile della ditta con modem per andare su internet. Però preferisco utilizzare la carta prepagata per uso personale. Non è un grosso problema, visto che è da un po’ che cerco di limitare il tempo che passo online. Questo è più facile quando l’accesso a Internet è ristretto.

Essendo tutti i miei dispositivi mobili, non ho nessuna scusa per stare a casa durante i fine settimana. Il mio accesso a internet è indipendente dal luogo in cui mi trovo, se ho con me il mio telefonino o il mio tablet, entrambi con Android. Come la maggior parte degli utenti di dispositivi mobili, ho costantemente problemi di batteria scarica ed è per questo che ne ho comprate due di scorta. Aggiorno le mie Apps quando trovo una rete Wifi in giro o in un hotel.

Probabilmente ho comunque troppe Apps. Ma ne posso consigliare qualcuna. Penso che quasi tutti conoscano Google Maps e Google Translate. Ho scaricato il dizionario di polacco della Langenscheidt, da consultare per parole che non conosco. Quando sono in giro utilizzo le Apps E-podróżnik (per collegamenti interurbani)  e Jakdojade ( per i mezzi pubblici urbani). Posso persino comprare i biglietti del bus con il mio telefonino, digitando l’appropriato codice.  L’App „Polska Niezwykla„ mi aiuta a trovare le cose da vedere nelle vicinanze. Tuttora non uso Apps per chiamare un taxi o per prenotare una stanza in un hotel che ho trovato su Google Maps – preferisco semplicemente telefonare. Se non ho altro da fare, leggo un paio di articoli sulle pagine web di alcuni giornali polacchi, qualcuno anche a pagamento.

A causa del mio limitato accesso ad Internet, non gioco più a giochi online e non scarico grossi file. Da quando sono in Polonia, passo sempre meno tempo di fronte a un computer.

giovedì 12 giugno 2014

Cosa mangio in Polonia

Cibo a peso

Non sono uno di quelli che devono assolutamente provare la cucina del paese la cui lingua stanno imparando. Ho vissuto per tredici anni in Germania, ma nonostante questo non sono in grado di riconoscere la maggior parte dei piatti tedeschi, poiché normalmente andavo a mangiare in locali italiani. Persino molti tedeschi preferiscono la cucina italiana ed per loro è normale incontrarsi per un pranzo d’affari ¨beim Italiener¨, ovvero “dall’Italiano”. Ma in Polonia le cose vanno diversamente, poiché ristoranti gestiti da italiani si trovano solo nei centri delle grandi città.

Avevo già provato la cucina polacca prima di trasferirmi in Polonia, quindi non temevo che non mi sarebbe piaciuto niente. Mentre frequentavo un corso estivo a Cracovia quattro anni fa, alloggiavo in una casa dello studente, mangiavo ogni giorno nella mensa e mi abituai rapidamente ai piatti polacchi. Inoltre scoprii molti ristoranti economici in cui si poteva comprare cibo a peso. In essi si può liberamente riempire il piatto con vari tipi di pietanze ed alla cassa il prezzo è unico e dipendente solamente dal peso totale. Tuttavia in questo modo non si impara come si chiamano i vari piatti.

Adesso abito in Polonia ed ho una cucina moderna ed attrezzata. Non mancano i negozi di generi alimentari ed i supermercati. Hanno orari di apertura convenienti e spesso dentro ci sono più cassieri che clienti, per cui fare spese in Polonia è piacevole. Si può trovare quasi tutto e così ho provato alcune pietanze polacche, come le minestre, i “Pierogi” e i “Krokieti”.

Nella mensa accanto alla ditta ho provato la “Kasza” e il "Kotlet Schabowy“, però di solito prendo piatti semplici a base di carne, pesce o riso. Qualche volta si possono prendere degli “Spaghetti Bolognese”, dove c’è più ragù che pasta e la pizza, che proprio non mi piace. Le porzioni sono enormi ed i prezzi bassi.

Ultimamente tuttavia preferisco ordinare il pranzo a domicilio. Una collega si incarica di scegliere ogni giorno un fornitore (a Cracovia ce ne sono tanti), raccoglie gli ordini ed i soldi e quindi ordina il pranzo per tutti. I menu si possono vedere sulle loro pagine web, però non ci sono foto e quindi si deve sapere cosa si ordina. La maggioranza di questi fornitori sono specializzati nella cucina polacca, ma ce ne sono anche di cinesi, ucraini, indiani e vietnamiti. Dopo vari tentativi e molti pasti non finiti ho trovato qualcosa che mi piace da ciascuno di loro.

Occasionalmente andiamo a mangiare in un ristorante a pochi minuti di macchina dalla ditta. Nella loro pagina web sostengono di avere la migliore pizza della città. Non è terribile, comunque un buon ristorante italiano, secondo me, farebbe sfracelli nel parco Tecnologico di Cracovia.

venerdì 6 giugno 2014

Come ho imparato il polacco

Il libro che ho usato per dare l'esame B2


Le lingue slave mi affascinano da sempre e già dall’adolescenza desideravo apprendere almeno una di queste lingue. La scelta logica mi sembrò il russo, che provai a studiare per primo. Purtroppo, quando mi ci misi non trovai dei buoni libri, né avevo la possibilità di parlare in quella lingua, per cui rinunciai dopo due anni di studio saltuario nel tempo libero.

Poiché diventava sempre più probabile che la Polonia sarebbe entrata nell’unione Europea, cominciai a studiare il polacco. Mi procurai dei libri un po’ migliori, con cassette, e riuscii ad imparare il polacco un po’ meglio del russo. Ebbi anche l’opportunità di visitare alcune città in Polonia, che quindi non restò per me un paese quasi completamente sconosciuto come la Russia.

Nonostante che per quasi circa dieci anni non ebbi contatto con la lingua polacca, non la dimenticai, probabilmente perché l’avevo studiata abbastanza bene. Nel frattempo la Polonia era diventata effettivamente un paese membro dell’Unione Europea e di conseguenza anche un paese in cui mi sembrava concepibile andare a lavorare ed abitare. Decisi allora di riprendere a studiare la lingua e comprai dei corsi più moderni, dotati di CD  - da non credere!

Decisi di cominciare a sfruttare un’altra nuova tecnologia e farmi dare lezioni via Skype da un’insegnante polacca con esperienza – Edyta della INPOLISH Language Academy. Dopo un corso estivo di tre settimane a Cracovia superai l’esame di stato di lingua polacca di primo livello (B1). Sul posto comprai alcuni corsi di polacco che tuttora uso. Le case editrici polacche negli ultimi anni hanno pubblicato molto materiale didattico in un formato più vicino ai gusti occidentali, con tante belle figure colorate.

Dopo questo esame mi dedicai ad altre lingue. Non mi ero dimenticato del russo, che continuai a studiare fino a raggiungere un livello simile al polacco. Purtroppo tendo a mescolare queste due lingue. Le mie conoscenze di polacco riuscii a mantenerle grazie all’utilizzo del programma “Supermemo”, che ho descritto in un articolo precedente. L’anno scorso infine mi trasferii in Polonia.

Da quando lavoro in questo paese ho deciso di concentrarmi sul polacco. Non prendo più lezioni su Skype, cerco invece partner di conversazione sul posto, usando anche annunci personali. Mi sembra di non fare abbastanza pratica sul posto di lavoro, anche se parlo solo in polacco. Hania, la mia insegnante al corso estivo, mi aiuta con la grammatica e nella realizzazione di questo blog. Una settimana fa ho dato l’esame di secondo livello (B2), al momento non so ancora i risultati. Ho smesso di usare il metodo di ripetizione con Supermemo, poiché non lo ritengo utile al mio livello di conoscenza della lingua – leggere libri e riviste in polacco è una pratica migliore.

Se dovessi suggerire un modo di studiare il polacco, consiglierei i libri della casa editrice Universitas e lezioni private individuali, anche con Skype. Se non si ha  un contatto frequente con la lingua, all’inizio può essere di aiuto un programma come “Supermemo” o “Anki“, ma bisogna avere la costanza di creare e gestire la propria base dati. Non ho molta stima per prodotti come “Duolinguo” e “Rosetta Stone”, che promettono progressi evitando l’insegnamento della grammatica. In generale non credo neanche che serva molto lo studio con applicazioni per dispositivi mobili nei tempi morti – non so voi, ma a me serve concentrazione per imparare e immagazzinare nuove informazioni.


martedì 27 maggio 2014

La mia bici

Il dilemma : dalla cantina le ruberanno, sul balcone arruginiranno.


Ho accennato che non ho la macchina. Però ho la bici. E Cracovia è una città ideale per andare in bici, poiché ci sono molte piste ciclabili.

Ho comprato una bici usata da un signore che abitava vicino al mio appartamento e stava per traslocare e andare via da Cracovia. L'offerta di vendita l'avevo trovata su Gumtree, il più grosso servizio di annunci online in Polonia. E' stata una delle prime cose che ho fatto nella mia nuova patria di adozione e mi ha fatto sentire fiero di essere riuscito a organizzare l'appuntamento e concludere l'affare sempre parlando in polacco. Inoltre ero contento che da quel giorno avrei potuto recarmi quotidianamente al lavoro in bicicletta.

Avevo una gran voglia di andare in bici, quindi l'ho comprata anche se qualche marcia non andava. Almeno trattando ero riuscito ad abbassare un po’ il prezzo. Ma dopo l'acquisto mi convinsi di essermi preso una fregatura, poiché ho trovato altri difetti nel mezzo. Pur non avendo un particolare talento nell'aggiustare le cose, sono comunque riuscito a renderla utilizzabile.

Solo quando si è rotta la catena mi sono deciso a portare la bici in officina. I costi di riparazione si sono rivelati molto più bassi di quello che mi aspettavo. D'altra parte in Polonia i prezzi di qualsiasi tipo di veicolo sono più alti, in compenso i costi di manutenzione sono più bassi. In Germania non varrebbe la pena fare aggiustare una bici vecchia, meglio comprarne direttamente una nuova.

Bisogna anche fare attenzione, perché a Cracovia di bici ne rubano tante. Un collega mi ha detto che in totale finora gli hanno rubato quattro bici. La mia la lascio per parecchie ore nella piazza davanti all'edificio dove lavoro, quindi è una buona cosa che non abbia l'aspetto troppo "nuovo". Di notte la metto nel balcone del mio appartamento, che si trova al terzo piano.

Adesso mi devo solo ricordare di pompare le gomme e posso andare al lavoro in bici ogni giorno. Ho già fatto anche un paio di escursioni per la città nei fine settimana, salvando il percorso sul telefonino e pubblicandolo poi su Traseo - un sito che condivide itinerari cicloturistici.

Il mio mezzo di locomozione principale ora è la bici e non più l'auto - mi sembra di essere tornato adolescente.

martedì 20 maggio 2014

Burocrazia



Anche se esiste l’Unione Europea, quando ci si sposta in un altro paese bisogna comunque sbrigare parecchie pratiche burocratiche. Il primo passo per me fu l’apertura di un conto bancario in Polonia, senza il quale sarebbe stato un problema ricevere lo stipendio. Ho potuto farlo in una banca internazionale anche senza possedere l’identificativo PESEL, benché in Polonia questa sia una procedura non standard.

Il PESEL l’ho ricevuto dopo un mese e mezzo, attraverso il mio datore di lavoro. Si tratta di un numero identificativo, simile al codice fiscale, che è necessario per molte pratiche in Polonia. La ditta mi ha anche registrato allo ZUS (Zakład Ubezpieczeń Społecznych), ente responsabile per le pensioni e per la sanità.

Il PESEL serve ad esempio per registrare la propria residenza in Polonia, che va effettuato di persona nell’ufficio stranieri. Per questo bisogna compilare un modulo e portare alcuni documenti, tra cui il  certificato di assunzione.

La registrazione di residenza nel paese a sua volta serve per registrare il luogo di residenza. Per questo serve inoltre il contratto di affitto. La domanda va fatta di persona all’ufficio comunale. La registrazione del luogo di residenza è necessaria per la dichiarazione dei redditi e per farsi schedare al consolato.

La dichiarazione dei redditi in Polonia va fatta assolutamente entro la fine di Aprile, altrimenti si rischiano multe. Come dipendente ho dovuto semplicemente trasferire i dati dal modulo PIT-11, che ho ricevuto dalla ditta, al modulo PIT-37, che ho portato all’ufficio delle imposte. Ho registrato il luogo di residenza e mi sono fatto dare il certificato di residenza fiscale, che dovrò mandare in Germania – per non dovere pagare le tasse anche là.

In generale girare per uffici in Polonia non è stato così terribile. Non ho trovato lunghe code, i consolati e gli uffici stranieri erano addirittura quasi vuoti – del resto, in Polonia di stranieri ce ne sono pochi. La maggioranza dei Polacchi non si rende conto che per uno straniero queste pratiche sono obbligatorie e addirittura possono suggerirvi di non registrare la residenza – associano questo obbligo con il regime comunista. E’ vero inoltre che gli impiegati degli uffici pubblici non erano straordinariamente amichevoli, ma il loro lavoro lo hanno fatto abbastanza velocemente.





domenica 11 maggio 2014

Qualche parola sulla Comarch



Vale la pena scrivere un paio di parole sulla ditta per cui lavoro. La Comarch è stata fondata dal professor Janusz Filipiak con i suoi studenti nel 1993 a Cracovia. Oggi è diventata una delle due più grandi ditte nel settore informatico in Polonia (l’altra è l’Asseco) ed è fra le cento  maggiori ditte in Europa nel settore informatico. Ha circa 4000 dipendenti.

Ha realizzato numerosi sistemi informatici in Polonia e quasi la metà delle entrate della ditta, ancora adesso, sono realizzate nel paese di origine. La Comarch è presente nel settore della finanza, dell’amministrazione pubblica, della salute, della telecomunicazione ed altri. Ha una linea di prodotti che sono in continuo sviluppo e vengono adattati alle esigenze di ciascun cliente.

Da qualche anno la Comarch è entrata nel mercato tedesco, grazie all’acquisto della ditta Soft-M. Da allora ne ho spesso sentito parlare, leggendo il settimanale Computerwoche, che in Germania è una lettura quasi obbligatoria per chi si occupa di informatica.

Visitai lo stand della Comarch al Cebit, la più grossa fiera dell’informatica in Europa, ad Hannover, nel 2013. Allora ebbi la possibilità di provare la soluzione CRM della ditta, che mi sembrò molto innovativa. Alla fiera allora erano state invitate circa 200 ditte polacche, poiché il tema principale era la cooperazione tra la Germania e la Polonia. Anche la Frau Merkel visitò quello stand, ma in un altro orario – venni a sapere della visita solo dopo qualche giorno, dal sito della fiera.

Ora mi occupo del settore bancario e mi sono reso conto che esiste una forte domanda dei prodotti della Comarch sul mercato internazionale. L’impegno maggiore sarà nell’adattamento di essi a tutte le esigenze dei clienti occidentali e nell’assunzione continua di personale informatico – compito non semplice oggigiorno in Polonia, poiché sempre più spesso sono i lavoratori a scegliere la ditta e non il contrario.


giovedì 1 maggio 2014

Perché parlare in polacco ?


Quando emigrai in Germania ero convinto che la mia conoscenza del tedesco fosse molto buona e che non avrei avuto bisogno di approfondire ulteriormente la lingua. I test di grammatica del Goethe Institut li facevo tutti giusti e conversavo con facilità con i turisti tedeschi. Però il lavoro è tutta un’altra cosa, bisogna risolvere problemi tecnici, comprendere le esigenze del cliente e preparare vari tipi di documenti.

Durante tutta la mia carriera in Germania ho lavorato come consulente in piccole aziende tedesche per clienti tedeschi. Era un tipo di lavoro che richiedeva una buona conoscenza della lingua. Durante i miei primi mesi della mia permanenza in Germania ho avuto molte difficoltà con la lingua, ma dopo qualche anno ero in grado di cavarmela quasi come un tedesco nativo, per lo meno nelle questioni di lavoro.

Grazie alla mia esperienza in Germania mi era chiaro che all’inizio non mi sarebbe stato facile conversare in Polacco, anche se la lingua l’avevo studiata già per qualche anno. Poiché però mi aspettavano progetti internazionali,  sapevo che la conoscenza del polacco non sarebbe stata una condizione indispensabile e pensavo che, almeno all’inizio, avrei parlato prevalentemente in inglese.

In Polonia però, già sin dal primo giorno, mi risultò evidente che invece avrei dovuto parlare in polacco. Non mi sarebbe piaciuto se i colleghi avessero parlato tra di loro in polacco e solo con me in inglese, poiché ciò avrebbe significato che a molte conversazioni non avrei partecipato. I primi mesi sono stati piuttosto difficili, ma di giorno in giorno notavo miglioramenti e mi davo coraggio, pensando che la stessa esperienza l’avevo già fatta una volta in Germania. Adesso capisco quasi tutto e sempre più spesso sono in grado di comunicare esattamente quello che ho in testa. Persino i rapporti delle mie trasferte li scrivo in polacco.


Un'altra cosa che avevo notato in Germania è che quelli che non riescono o non vogliono imparare il tedesco sicuramente riescono a lavorare, ma devono rinunciare a molte prospettive di carriera e in generale non resistono più di due o tre anni nel paese. D’altra parte io stesso, se non parlassi in polacco sul lavoro e fuori dal lavoro, prima o poi finirei per chiedermi: in Polonia che ci sto a fare?

domenica 27 aprile 2014

Wiedźmin



Un altro modo per praticare una lingua straniera sono i videogiochi. Il genere più adatto per questo sono probabilmente i videogiochi di ruolo, poiché questo tipo di gioco di solito contiene molti dialoghi con sottotitoli. Le conversazioni possono essere complesse, però sono lineari e non hanno doppi significati, a differenza dei film. Infatti il giocatore deve avere gli elementi per potere decidere come comportarsi nel gioco.

Uno dei migliori videogiochi di ruolo sul mercato è “The Witcher II”, che è stato realizzato da “CD Project RED”, avente sede a Varsavia. Vale la pena accennare che è questa azienda che porta avanti il progetto GOG (Good Old Games), che consente di utilizzare i videogiochi un po’ vecchiotti sui computer più recenti. Nel mondo ed in Polonia la ditta è nota soprattutto per la creazione dei giochi “The Witcher” e “The Witcher II”. “The Witcher II” ha venduto due milioni di copie in tutto il mondo, pochi in confronto ai venti milioni di copie vendute del gioco “Skyrim”, che è al momento il più conosciuto, ma non necessariamente il migliore videogioco di ruolo.

I cosiddetti witcher (in polacco wiedźminy) sono quasi una figura di culto in Polonia.  Le prime storie sono state pubblicate su una rivista nel 1986. Oggi esistono libri, fumetti, film e videogiochi che raccontano la storia del migliore witcher, Geralt, l’eroe della saga.

Non sappiamo dove si trova il mondo dei witcher, però è ispirato alla Polonia medioevale. E’ un mondo poco abitato, dove i viaggi sono pericolosi e che è infestato da pericolose creature derivanti dalla mitologia slava (come  “kikimori” and “utopci”), che attaccano gli uomini. I witchers vengono scelti da bambini per combattere contro questi mostri e per questo vengono sottoposti a mutazioni che rinforzano il corpo e danno abilità magiche e di combattimento, ma hanno effetti collaterali come sterilità e capelli bianchi. I libri e i fumetti raccontano la storia del migliore witcher, Geralt di Riva, che all’inizio esegue gli ordini senza discutere, ma poi si rende conto che sono gli uomini ad essere i mostri peggiori e non può accettare di restare neutrale nei conflitti tra uomini.

La storia del gioco inizia dove finisce quella del film. Questo permette al giocatore di effettuare delle scelte e decidere da che parte stare, o restare neutrale. Durante gran parte del gioco si uccidono mostri o nemici del witcher, però a me interessa di più la trama. Per questa ragione non gioco di persona, oltretutto mi prenderebbe troppo tempo. Invece preferisco guardare i filmati su youtube, in cui un giocatore ha registrato un “walkthrough”, un’esecuzione completa del gioco. Mi piace di più che guardare un film ed allo stesso tempo mi familiarizzo con il videogioco più di successo “Made in Poland”.

Ho quasi finito di guardare il walkthrough di “Witcher I”. Conto di guardarlo fino in fondo e poi di guardare il walkthrough di “Witcher II”. Non vedo l’ora che esca “Witcher III”, che ha tutti i numeri per poter diventare il migliore videogioco di ruolo sul mercato.

domenica 20 aprile 2014

Girare per la Polonia



Un’altra questione che bisogna risolvere quando si emigra è decidere cosa fare con la macchina. La prima volta sono venuto in Polonia in auto, poco prima di cominciare a lavorare. In questo modo ho potuto portare con facilità le mie cose nel nuovo appartamento. Il viaggio fu senza problemi, tutto in autostrada sia in Germania che in Polonia.

Successivamente ho dovuto rinunciare alla residenza in Germania, il che mi ha costretto a scegliere tra vendere l’auto oppure reimmatricolarla in Polonia. Decisi di vendere la mia auto in Germania, poiché i procedimenti per la reimmatricolazione mi sembravano estremamente complicati ed oltretutto l’auto non la uso spesso. Ritornai in Polonia in autobus.

Sono contento di avere deciso così. La macchina è un notevole costo fisso ed adesso la userei ancora meno, visto che sono spesso in trasferta. Al lavoro posso andare a piedi in 20-30 minuti. In città mi muovo in taxi, ce ne sono tanti e costano poco, almeno in confronto ad Italia e Germania. Se non ho fretta uso i mezzi pubblici.

La mia intenzione era di usare gli autobus per raggiungere la altre città della Polonia. Questo non si è dimostrato così semplice come pensavo. I servizi di autobus in Polonia sono stati privatizzati, quindi adesso esistono tante piccole compagnie, il cui scopo è massimizzare il profitto e non garantire un servizio. Una domenica tornavo da Bielsko Biala in un autobus pieno zeppo ed ho visto che l’autista saltava molte fermate, nonostante che le persone alle fermate facessero  disperatamente cenno di fermarsi. E quello era l’ultimo autobus della giornata! In generale, gli autobus sono spesso in ritardo, di un’ora o più e l’attesa alla fermata è particolarmente seccante in inverno.

L’anno scorso in novembre ho noleggiato una macchina per tre giorni ed ho fatto un giro in auto, Rzeszów –Przemysł – Lublin e poi tornando a Cracovia. Girare in auto per la Polonia orientale non è spiacevole: le strade sono accettabili ed il traffico è poco. Solo di notte è meglio stare attenti, in particolare nei paesi, perché le strade sono scarsamente illuminate.  Ci sono molti controlli di velocità con radar, ma per fortuna il navigatore mi avvertiva in tempo. La macchina mi è stata portata sotto casa e se la sono venuti a prendere.

Devo ancora provare ad andare in treno, penso che sia meglio, ma le ferrovie non arrivano dappertutto. Esistono anche servizi di car-sharing ed offerta di passaggi, vale la pena provarli.